“Così ho domato l’oceano Atlantico”

canottaggiomania_perucchini_3Matteo Perucchini e l’ocean rowing, Matteo Perucchini e l’Atlantico. Qualcosa di più di un chiodo fisso, un’impresa preparata nei minimi dettagli senza trascurare nulla. Allenamento di grande quantità per vincere la sfida contro tutti i possibili imprevisti di un oceano ma anche e soprattutto contro se stesso. I primi giorni, quelli più duri spessi in cui diverse volte Matteo pensa se sia il caso di proseguire oppure no. Remare per 18-20 ore al giorno: una Trio al cubo, anzi tendente all’infinito. Una bella chiacchierata per cercare di comprendere a fondo il personaggio e capire, soprattutto, cosa c’è alla base di questa straordinaria performance. L’arrivo ad Antigua dopo esser partito dalle Canarie a bordo della sua “Atlantic Inspiration”, imbarcazione lunga 7,2 metri e larga 2. Obiettivo raggiunto dopo 52 giorni, 3 ore e 26 minuti. 

canottaggiomania_perucchini_21) Matteo, come nasce l’idea di attraversare l’Atlantico a remi?
“Sono ormai più di dieci anni che seguo la Talisker Atlantic Challenge1 e che sogno di prendere parte a questo evento. Ho cominciato a remare 20 anni fa ma il mondo dell’ocean rowing l’ho scoperto per caso. Stavo cercando online libri sulle scalate dell’Everest quando ho trovato un libro su due norvegesi, Frank Samuelsen e George Harbo, che nel giugno del 1896 hanno remato da New York alle Isole Scilly. Rimasi affascinato dal fatto che una tale impresa era umanamente possibile: attraversare l’oceano su una barca senza l’aiuto di vele o motori e senza supporti esterni. Ho cominciato a leggere libro dopo libro sull’ocean rowing e la prima volta che ho seriamente considerato la traversata in solitario e’ stato nel 2007. Poi due anni fa ho capito che se non avevo il coraggio di inseguire il mio sogno non si sarebbe mai realizzato e mi sono iscritto alla gara”.

2) In che modo hai preparato quest’incredibile avventura?
“La preparazione per una gara di questo tipo dura anni. Bisogna prepararsi a livello fisico, mentale e tecnico. In aggiunta a questo bisogna mettere a punto la barca, gestire tutto quello che e’ la logistica e cercare di promuovere il messaggio e le attivita’ della ONLUS con la quale si collabora.
Per quanto riguarda l’aspetto fisico, il programma di allenamento ha integrato varie discipline come la bicicletta, la boxe ed il CrossFit ed anche se lunghe sessioni, a volte di più di 24h, sul remergometro sono state necessarie, questo tipo di allenamento mi ha permesso di prepararmi in modo ottimale ed allo stesso tempo gestire tutti gli altri aspetti di questa avventura.
Comunque è molto importante capire che in una sfida come questa la preparazione fisica anche se molto importante, non è essenziale. Lo è invece quella psicologica, ed è questa che è stata cruciale al raggiungimento del mio obbiettivo. Mi sono preparato anche attraverso lo yoga e la meditazione. Sessioni brevi che ho potuto continuare a fare anche in barca nonostante ritmi elevatissimi di remata – 18/20 ore al giorno – e che mi hanno permesso di trovare il giusto equilibrio mentale per affrontare i mille ostacoli di questa avventura.
Per quanto riguarda la preparazione tecnica e la messa a punto della barca, ho partecipato a numerosi corsi di navigazione e di sopravvivenza in mare e la barca e’ stata per più di 12 mesi al Cantiere Costantini sul Lago Maggiore dove e’ stata allestita e preparata”. 

unspecifiedCi sono stati momenti di sconforto durante l’impresa? Hai mai pensato di poter abbandonare?
“Ci sono stati momenti molto difficili e negativi nei quali non è stato facile trovare la forza mentale di reagire e continuare a remare. Le tempeste, soprattutto quelle che mi hanno colpito di notte hanno lasciato il segno. L’idea di mollare è stata sempre in agguato soprattutto nelle prime settimane. Ma non ha mai preso il sopravvento, sai che anche nei momenti più duri l’unica opzione è quella di continuare a remare. Quando non mi sentivo al meglio, ad ogni remata cercavo di pensare una ad una a tutte le persone che mi hanno aiutato e sostenuto durante i mesi di preparazione. Questo mi ha aiutato a rimanere motivato ed a continuare a remare anche durante le tempeste e le notti più buie”.

In quale parte di oceano hai trovato maggior piacere nel remare?
“Ci sono stati dei gioni dove l’oceano era calmissimo, ne onde ne vento. Sono stati momenti unici che mi hanno dato sensazioni incredibili di pace e tranquillità. Poter remare in quelle acque è stata veramente un’esperienza unica”.

A chi dedichi il coronamento di questo tuo sogno?
“Sono tanti anni che sogno questa traversata, ho dovuto fare grossi sacrifici per raggiungere questo traguardo. E’ stata dura. Ma e’ stato un lavoro di squadra – da solo non sarei mai riuscito a raggiungere questo risultato. La traversata e la vittoria tra gli equipaggi solitari la dedico ai miei genitori, alla mia ragazza, ai miei familiari e a tutti coloro che mi hanno supportato in questi 2 anni di preparazione. È stato un onore portare il nome del comune di Leggiuno, del Lago Maggiore, della provincia di Varese, della Lombardia e ovviamente dell’Italia sul gradino più alto del podio della Takisker Atlantic Challenge”.

Quali società remiere e in che modo ti sono state vicino?
“Devo ringraziare lo Sport Club Renese, dove ho cominciato come timoniere da bambino e per la quale ho poi gareggiato nel singolo e doppio senior. In questi due anni hanno sostenuto Sogno Atlantico in molti modi ed è stato un vero onore avere il logo della societa’ sui miei remi durante la traversata. Vorrei anche ringraziare la Canottieri Gavirate dove ho remato per numerosi anni e dove ho conosciuto molte delle persone che mi hanno aiutato a coronare questo mio sogno”.

Stai già pensando a nuove avventure?
“Dal 2014 sono uno dei proprietari di una ditta di consulenza strategica che lavora nei settori farmaceutico, delle scienze biologiche e biotecnologiche. I miei due soci sono stati fantastici e mi hanno permesso di mollare tutto ed affrontare l’oceano. Ora devo tornare in ufficio ed aiutarli a crescere la nostra ditta e continuare questa avventura che abbiamo deciso di affrontare insieme. Comunque a livello sportivo sto già pensando a nuove avventure, anche se saranno molto più piccole di una traversata atlantica!”. 

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