FIC e Comunicazione. La riflessione di Gian Piero Galeazzi

canottaggiomania_galeazzi_abbagnaleGian Piero Galeazzi, il più noto dei giornalisti della famiglia remiera e socio onorario della Federazione Italiana Canottaggio, ci trasmette una lettera, consegnata ieri ad alcuni giornalisti ed addetti ai lavori in occasione dell’Assemblea elettiva di Roma. Il cantore RAI della gesta dei fratelli Abbagnale e dei momenti più significativi degli ultimi 35 anni si rivolge al Presidente della Federazione Italiana Canottaggio e a tutte le Società italiane. 

canottaggiomania_Galeazzi_azzurri_Atene2004“Nel valutare i risultati olimpici di Rio, visti i problemi della vigilia, il mio voto per questa Federazione è più che sufficiente, ma in questa sede non voglio commentare l’aspetto tecnico, bensì soffermarmi su un settore che conosco bene e con cognizione di causa, quello giornalistico. Vorrei parlare dell’ufficio stampa federale. A me pare che non sia del tutto superfluo criticare l’operato del capo ufficio stampa Claudio Tranquilli. Il suo lavoro mi è sembrato poco consono ai tempi, non certo all’altezza di un prodotto giornalistico adeguato a trovare vitali spazi di notorietà e diffusione per uno sport di nicchia come il nostro.

Galeazzi ed il compagno Spingardi (Can. Roma)
Galeazzi ed il compagno Spingardi (Can. Roma)

Il canottaggio, infatti, per muovere adeguatamente gli sponsor, assolutamente necessari ad implementare l’economia federale, per arricchirsi con sempre nuove leve di giovani atleti, che rappresentano il nostro futuro remiero, il nostro aggancio ai medaglieri internazionali, ha bisogno di una cura particolare da parte dell’ufficio stampa, volta a diffondere passione e curiosità. Per fare ciò è necessario curare i rapporti con i singoli operatori dei media, informando, scrivendo, telefonando; cercando insistentemente spazi mediatici, anche extra agonistici; spazi di impatto sociale, giornalistico, di costume. Sappiamo bene come oggi, soprattutto attraverso i social, eco della stampa, si possa fare la differenza costruendo attorno ad uno sport un’aura di interesse storico, artistico, estetico, anche attraverso i personaggi più noti al grande pubblico. Da giornalista, invece, ho percepito, da parte del sig. Tranquilli, un atteggiamento di assoluto distacco da questo substrato di necessarie attività promozionali ed una dedizione ad attività collaterali, che, seppure importanti, come accompagnare ovunque il presidente, non sempre giovano alla diffusione di un’immagine accattivante del nostro sport.

canottaggiomania_galeazzi_canottieriromaQuanto ho affermato origina da una conoscenza diretta dei fatti, sia come giornalista, sia come scrittore di canottaggio e personaggio pubblico. Nel primo ruolo non ho ricevuto comunicati stampa volti a pubblicizzare eventi o evidenziare aspetti sociali di questo sport; né sono stato convocato all’Assemblea tenutasi a Roma se non all’ultimo momento. Nel secondo ruolo, non sono mai stato contattato per interventi personali, e sì che la mia fama nazionale ed internazionale di ex atleta e giornalista, autore, ultimamente, di ben tre libri sul canottaggio, può, forse, riflettere notorietà anche sulla disciplina sportiva che rappresento. Non ho conosciuto bene il signor Tranquilli, avendolo incontrato una sola volta a Piediluco, e, dunque, non è pensabile che la mancanza di comunicazione possa dipendere da un’antipatia nei miei confronti; la logica impone di valutare quest’assenza di comunicazione come una scarsa cura nel gestire i contatti giornalistici tout court.

canottaggiomania_libro_galeazziIn buona sostanza, che piaccia o no, sono uno dei personaggi più rappresentativi del canottaggio italiano e, se non sono stato contattato io, c’è da pensare che anche gli altri contatti siano stati fallaci. Peraltro non è una giustificazione neppure la carenza di risorse economiche federali. Prima di tutto perché la maggiore notorietà dello sport comporta migliori contratti e, dunque, un miglioramento dell’economia generale, talché eventuali spese dovrebbero essere chiamate con il loro vero nome, ossia investimenti; secondo poi perché non è detto che sarebbe stato necessario spendere dei soldi per un ritorno d’immagine offerto dalle personalità più in vista di questo sport. Io, come sicuramente altri giornalisti del mio livello, non avrei mai preteso soldi, riconoscimenti, o altro. Ricordo sempre con immenso piacere il diploma per il lavoro svolto in ambito remiero, conferitomi dall’ex presidente Gandola!

E’ importante, fondamentale parlare di canottaggio e farlo attraverso voci competenti e possibilmente legate ad una notorietà generale, in grado di portare sempre più avanti il nostro sport e questo non è stato fatto; per quattro anni non è stato fatto.

Mi auguro, quindi, che i prossimi governanti federali, nella scelta del capo dell’ufficio stampa, pongano maggiore attenzione all’aspetto giornalistico, ai contatti capillari e personali con i media, alla promozione di questo magnifico sport, al giusto rilievo di ogni aspetto di esso, agonistico e sociale.

Guai a quei sudditi con un re che ha cattivi consiglieri ci insegna la Bibbia.

Buona assemblea a tutti.

Gian Piero Galeazzi

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1 commento su “FIC e Comunicazione. La riflessione di Gian Piero Galeazzi”

  1. Nelle parole del mitico “Bisteccone” leggo un’affettuosa tirata d’orecchie che condivido in pieno. E meno male che ieri mattina Galeazzi non ha sentito la sua voce riecheggiare nel filmato proiettato in “loop” prima che iniziassero i lavori dell’assemblea federale, perché forse avrebbe scritto anche di peggio…
    Non me ne voglia nessuno -a cominciare dal Sig. Tranquilli- ma la comunicazione è una cosa estremamente seria e per quanto riguarda il nostro Movimento siamo ancora all’anno zero.
    La Federazione non può accontentarsi di avere un profilo su Facebook, Twitter ed Instagram (tra poco anche su Periscope, quanto si dice). Quelli sono soltanto MEZZI. Quello che davvero conta sono i CONTENUTI che si riversano in quei mezzi. Quel che davvero conta è COME si vogliono usare TUTTI i tipi di media nell’ambito di una strategia di comunicazione precisa, perché ogni azione di comunicazione può essere efficace solo se è studiata a tavolino e con obiettivi predeterminati ( a chi ci rivolgiamo? Che immagine vogliamo trasmettere di noi?).
    Eppoi le nostre “bandiere”: vogliamo cominciare ad utilizzare un po’ meglio l’immagine di tutti i nostri atleti medagliati? Possiamo cortesemente coinvolgerli in attività promozionali più mirate? E’ brutto immaginare che il nuovo Consiglio Federale abolisca la Commissione “Scarto Archivi” (esiste davvero, controllate) ed istituisca una Commissione “Comunicazione e Promozione”, che da sola sarebbe quasi più importante di tutte le altre messe insieme? Su ragazzi, che quattro anni passano in fretta…

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