Federica Matteoli: “La nuova FIC deve far crescere gli Abbagnale del futuro”

Dieci anni nel mondo del Canottaggio. Dieci anni di passione sviluppata alla Canottieri Armida di Torino. “Ho cominciato a remare  dopo l’inizio dell’attività agonistica di mio figlio. Negli ultimi dieci anni ho remato, mi sono allenata, ho partecipato a moltissime gare nazionali e internazionali, in singolo, con equipaggi dell’Armida e con altre società italiane e straniere”.

Dieci anni di contatto pieno e di esperienza da metter al servizio del prossimo Consiglio Federale. Federica Matteoli si candida per le elezioni federali del 6/7 febbraio con tante idee e progetti di crescita per il nostro movimento.Conosco bene e “dall’interno” il settore master e conosco bene anche le dinamiche delle squadre agonistiche giovanili. In questi anni il canottaggio mi ha dato grandi amicizie, soddisfazioni inaspettate e un profondo senso di appartenenza a una società e più in generale alla grande famiglia dei canottieri.


 

 

 

Federica è laureata in Lettere moderne, madre di 3 figli, imprenditrice del settore editoriale. “Ho un’azienda con 15 dipendenti (tutte donne, lo dico con un po’ di orgoglio) e una trentina di collaboratori esterni: lavoriamo per i più grandi gruppi editoriali italiani e stranieri. Il mio lavoro richiede ogni giorno cura e precisione: se dopo più di vent’anni siamo ancora in crescita in un mercato difficile credo di poter dire che è perché siamo brave”.

A chiare lettere, ecco cosa rappresenta per Federica il Canottaggio.
Il canottaggio dà la possibilità di vivere una dimensione speciale dello sport all’aria aperta, a contatto con la natura anche nelle grandi città. Prima di remare sul Po non immaginavo che si potessero incontrare tanti animali sulle rive del fiume, pur in un tratto molto urbano, come quello in cui ci alleniamo a Torino. È un privilegio che vale la pena di condividere. Un altro aspetto particolare del canottaggio è che forse è l’unico sport in cui ci si trova a gareggiare sullo stesso campo con bambini, master e atleti olimpionici”.


Canottaggio e visibilità tra comunicazione e sponsor. “Mi piacerebbe che il nostro sport guadagnasse un posto di rilievo sulle pagine dei quotidiani, non solo in occasione delle Olimpiadi, che avesse visibilità, che fosse un vero e proprio movimento inclusivo. Sono molto d’accordo con Mario Italiano quando dice che il canottaggio dev’essere un brand, che la comunità remiera deve allargarsi e riconoscersi nella nostra Federazione. Deve diventare uno sport appetibile per gli sponsor”.

Canottaggio e reclutamento.Mi piacerebbe che prima o poi accadesse anche qui quello che succede ad esempio in Olanda, dove all’inizio dell’anno accademico nelle università si reclutano gli studenti nelle società di canottaggio e ovunque si formano innumerevoli equipaggi che imparano a remare (in certe università a inizio anno si formano più di 40 equipaggi di ragazzi che non hanno mai remato fino a quel momento)”.

Canottaggio e formazione. “Mi piacerebbe che gli allenatori dei nostri ragazzi ricevessero una formazione e un supporto per essere non solo dei bravissimi tecnici, ma delle vere e proprie figure educative, un riferimento per gli atleti, anche per contrastare il drop-out giovanile alle prime difficoltà”.

Canottaggio tra base e periferia. “Mi piacerebbe soprattutto che le cose funzionassero bene, che l’organizzazione a livello di base e a livello agonistico fosse efficiente, che i Comitati regionali e le società si sentissero supportati in ogni momento, dalle alluvioni alle pandemie, al rinnovo delle concessioni comunali”.

Dal 2016 Federica Matteoli fa parte della Commissione Federale Master. “Anche se sono fuori dalla squadra del Presidente, non mi presento contro di lui: abbiamo un Presidente che è il canottaggio italiano fatto a persona, dobbiamo lavorare per far crescere gli Abbagnale del futuro. Ci vuole comunicazione, visibilità, si deve raccontare a tutti la bellezza di questo sport e far parlare di canottaggio anche chi non distingue un remo da una pagaia”.

Perché votare Federica? “Sono abituata da sempre a gestire e organizzare figli, dipendenti e collaboratori, a lavorare molto nel rispetto delle scadenze, spesso rispondendo alle richieste più impossibili in tempi ancora più impossibili. Penso di poter dare un contributo di buon senso, operativo ed efficiente alla Federazione. Ho le spalle larghe, da capovoga”. 

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