Il Consiglio di Amministrazione di Sport e Salute ha approvato la ripartizione dei contributi pubblici aggiuntivi al mondo sportivo per un totale di 95 milioni di euro. “Risorse che in questo momento difficilissimo per l’intero sistema, dal vertice alla base, serviranno in particolare a proteggere il tessuto connettivo delle società, degli atleti e dei lavoratori sportivi” si legge sull’house organ dell’ente presieduto e diretto da Vito Cozzoli.
“Il criterio base per la ripartizione è stato individuare chi ha sofferto di più sulla base di parametri oggettivi”. Si legge ancora nel comunicato stampa. “Va osservato che in relazione al precedente anno pre-olimpico – come lo è stato il 2020 per via del rinvio dei Giochi di Tokyo – ovvero al 2015, prima di Rio, le Federazioni hanno avuto in totale 97 milioni in più”.
Siamo interessati a capire quali Federazioni hanno ottenuto di più e quali, invece, di meno. Ci spostiamo sul portale Gazzetta. “Il calcio è la federazione che ha ottenuto di più, con 3,8 milioni di euro in più rispetto ai contributi aggiuntivi dello scorso anno. Quella più premiata come aumento percentuale è il tennis con 2,8, evidentemente in base alla variabile dei ricavi perduti (mancati incassi degli Internazionali). Al terzo posto il nuoto con 1,7, anche il basket è sopra il milione. Seguono poi sport del ghiaccio (960 mila euro), pallavolo (953 mila), Federazione medica sportiva (886 mila, che ha avuto una differenza importante per le mancate entrate dei controlli antidoping effettuati in numero ridotto per la pandemia) e danza sportiva (848 mila). Ovviamente a essere più penalizzate sono le piccole (per numero di tesserati e società ) federazioni olimpiche visto che i loro successi, valorizzati dall’algoritmo, pesano di meno. Scherma, canottaggio e tiro a volo hanno il saldo negativo peggiore: rispettivamente -556 mila, -422 mila e -256 mila euro”.
Le reazioni? Oggi il Corriere della Sera ha ripreso lo sfogo di Giorgio Scarso, numero uno della Federazione Italiana Scherma. Lo trovate qui in forma integrale. Parole pesanti come macigni già nel titolo: “MORTIFICATO IL RUOLO DELLA SCHERMA IN ITALIA”.
La Federazione Italiana Canottaggio, anziché provare almeno a far squadra con un’altra Federazione con tradizione di successi olimpici, preferisce la via del silenzio. Un atteggiamento che può così esser interpretato. “Va bene, tagliateci pure: per noi non c’è problema”.
Ma quel -422 mila euro per il Canottaggio italiano significa un taglio del 33,5 % in valore assoluto rispetto al 2019. Una percentuale che sale vertiginosamente sino al 65% riferendoci alla parte non vincolata alle finalizzazioni. Dal 2,6% dell’anno scorso, il peso del Canottaggio sul monte dei fondi nazionali destinati allo Sport e Salute è più che dimezzato (1,2% nel 2020). Una insostenibile e insopportabile mancanza di sensibilità verso le esigenze di un mondo di eccellenze agonistiche e di valori. In vista della stagione olimpica 2021, non bastano letterine (una è già partita) a Sport e Salute per ottenere maggiore attenzione ma azioni di maggior coinvolgimento degli stakeholders e delle alte sfere istituzionali. Agire anche in sintonia con altre Federazioni olimpiche nella nostra situazioni. Presidente Abbagnale, ne saremo capaci?
il nostro amato Canottaggio,con un palmares olimpico e mondiale che poche federazioni possono vantare,non fa girare i milioni come altri “sport”(virgolettato ironico),quindi sempre più sport minore,vista anche la inesistente posizione difensiva della federazione(f minuscola come la federazione stessa)A Napoli per tradizione si dice “San Gennà pienzace tu”