Leader nata. Katherine Grainger e 2 Olimpiadi a capo di UK Sport

Katherine Grainger

Questa avrebbe dovuto essere la settimana in cui la Dama Comandante dell’Impero Britannico Katherine Grainger staccava dagli impegni istituzionali e si riposava dopo la partecipazione ai Giochi Olimpici di Tokyo.

Invece, la donna a capo dell’intero sport UK, nonché la più titolata olimpionica di sempre, a medaglia per cinque edizioni consecutive dei Giochi, capace di salire a Londra sul gradino più alto del podio appena 8 anni fa (oltre a 4 argenti tra Sidney e Rio), è ora alle prese con una serie labirintica di sfide, poiché chiamata a fronteggiare la crisi dovuta al Covid 19.

La 44enne a Press and Journal ha dichiarato che non ci sono risposte facili o soluzioni veloci a problemi che hanno pesantemente afflitto ogni sport del pianeta.

Ha detto: «Lo Sport UK non si trova in una situazione diversa da qualsiasi altro business o settore, ci troviamo tutti assieme in un 2020 molto diverso da quello che ci aspettavamo. Se tutto si fosse svolto come previsto, io ora starei disfacendo le valigie dopo il mio ritorno dai Giochi di Tokyo, con giusto un po’ di giorni per lavare il tutto e rimpacchettarlo per il ritorno in Giappone alle Paralimpiadi. Ora invece ci troviamo tutti quanti a lavorare da casa e a spendere più ore in videochiamata di quanto chiunque avrebbe mai potuto ritenere possibile»

La Grainger, che è stata recentemente nominata prima donna a capo dell’Università di Glasgow in 569 anni di storia, si è destreggiata tra diverse battute d’arresto durante la sua carriera, compresi ben tre secondi posti consecutivi Olimpici a Sidney, Atene e Pechino. Grainger come fronteggiare gli ostacoli più impervi.

«Tra le nuove sfide, per noi c’è predisporre un ciclo di preparazione per i giochi quinquennale invece che i canonici 4. Questo significa che ogni disciplina, olimpica e paralimpica, è ormai una terra tutta da scoprire e ha affrontato difficoltà sul prendersi cura degli atleti, assicurare i lavori dello staff, pianificare l’allenamento a casa, e sul come preparare il ritorno agli allenamenti normali mantenendo il corretto distanziamento sociale»

«Inoltre non è chiaro cosa accadrà il prossimo anno per le qualificazioni ai Giochi e quanto ancora i viaggi internazionali e nazionali saranno ristretti. A un livello più semplice, non sappiamo quando I nostri uffici riapriranno, e, quando accadrà, quanto saranno realmente operativi. L’ufficio è sempre un mondo ideale per le persone socievole e dedite al proprio lavoro e certamente è stato strano non avere delle riunioni faccia a faccia per mesi»

Katherine sa che sono completamente andati in fumo i piani per il 2020 di moltissimi atleti e che su di essi i danni del lockdown incideranno moltissimo anche sulla salute mentale: «Quello attraverso cui stanno passando gli atleti che quest’anno si perderanno Tokyo è qualcosa che non è mai toccato a nessun altro atleta, è estremamente difficile da accettare. La mia esperienza, tuttavia, mi induce a credere che gli sportivi siano tra le persone più resilienti e flessibili. È stato qualcosa di deludente e demoralizzante per i molti che con quest’estate si sono persi una grande occasione. È qualcosa che ci aspettavamo, ed è perfettamente comprensibile. Penso tuttavia che gli atleti che faranno bene saranno proprio quelli che saranno in grado di concentrarsi sulla prossima estate e coloro capaci di volgere questo posticipo a loro vantaggio. Se gli verrà dato più tempo per allenare il corpo, preparare nuove tattiche, riposarsi o recuperare da un infortunio, o magari guadagnare una nuova consapevolezza da quanto accaduto, si potranno ricavare grandi benefici dall’attuale situazione, che variano da individuo a individuo»

Ancora Grainger.«Auspico che i Giochi il prossimo anno si possano svolgere come attualmente predisposto, e che gli atleti possano far parte di qualcosa di realmente speciale: forse, passata la pandemia, sarà il primo vero momento di connessione e riunione globale che permetta di celebrare lo spirito umano»

La salute mentale degli atleti. «Penso sia assolutamente cruciale che si parli il più apertamente, onestamente e tranquillamente possibile dei problemi di salute mentale. Soffermandoci sull’allenamento, abbiamo visto durante il lockdown che mentre la maggior parte delle nostre vite veniva limitata, era comunque importante che facessimo un minimo di esercizio fisico tutti i giorni. Gli effetti benefici dell’esercizio sono stati riconosciuti da tanto tempo ma ora si stanno cominciando a comprendere anche quelli mentali, psicologici ed emozionali. È qualcosa che ho provato sulla mia pelle. Non ho mai passato così tanto tempo su una scrivania o davanti al computer e ho trovato l’uscire, fosse anche solo per una camminata, una corsetta o un giro in bici, qualcosa di essenziale, che mi aiutava enormemente»

Nell’intervista in cui ha esposto le linee fondamentali della sua strategia anticovid, la Grainger ha raccontato tanti piccoli aneddoti sulla sua vita personale: quando ha vinto il primo dei suoi sei titoli Mondiali, lo ha festeggiato comprando un sassofono. A sua onta, non ha mai trovato il tempo per imparare suonarlo, ma insiste che “un giorno” lo farà.

E ha raccontato pure che se la sua casa dovesse mai andare a fuoco, la prima cosa che si affretterà a salvare sarà la cintura nera di Karate conquistata 30 anni prima mentre era ancora a scuola. Si dice molto abile a riconoscere gli obiettivi che si può prefiggere di raggiungere o meno da quando «era una delle due sole bambine dell’intera classe elementare a non saper cantare»

Parlando dei miti che l’hanno ispirata, ha citato Dot Blackie, la prima a entrare nell’Empireo Olimpico vogando dall’Edinburgh University Boat Club, quindi Steve Redgrave e Matthew Pinsent, per aver fissato gli standard del rowing team britannico. Le sono stati di grande aiuto durante la sua carriera. Fuori dall’acqua, Katherine ha detto di ammirare Usain Bolt e la squadra femminile inglese di Hockey che ha conquistato il bronzo a Londra dopo aver mancato la qualificazione nelle due edizioni precedenti, ma più di tutti l’Australiana Catht Freeman, che vide accendere la torcia a Sidney e subito dopo vincere i 400 metri nonostante l’attesa e la pressione, gestite con grazia e stile.  Le medesime che Katherine, da imperterrita Dama Comandante, mostra alla guida dello sport di Sua Maestà.

(con il contributo di Federico Burlando)

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