I fratelli Paul e Gary O’Donovan costituiscono uno dei più conosciuti equipaggi nel 2 di coppia pesi leggeri, ma dovranno combattere per il loro posto sulla barca alle Olimpiadi.
Quando i due atleti dello Skibbereen Rowing Club, a ovest di Cork, stupirono il mondo a Rio 2016, vincendo la prima medaglia di sempre nel canottaggio per l’Irlanda (dal giugno 2017 guidata dal nostro Antonio Maurogiovanni), fecero sembrare tutto come se fosse un gioco da ragazzi. «Devi solamente spingere come un cane sui remi e andare più veloce delle altre persone» disse Paul subito dopo.
Un argento a cinque cerchi, una serie di interviste virali, un motto entrato tra i modi di dire Irlandesi, tags come “Ireland’s gift to the world” e improvvisamente Gary e Paul sedevano inTV affianco a Michael Fassbender e Marion Cotillard, che non deve aver capito una parola di quello che dicevano, col loro pesantissimo accento di Cork.
Nella loro specialità, l’Irlanda ha conquistato addirittura l’oro ai Mondiali del 2019 in Austria, qualificando naturalmente la barca ai Giochi. Ma l’equipaggio non era composto da Paul e Gary, bensì da Paul e Fintan McCarthy, un altro vogatore di livello mondiale proveniente dalla filiera di Skibbereen.
Fintan si è guadagnato il diritto di remare con Paul alla competizione iridate perché era più veloce di Gary l’estate precedente, come proprio quest’ultimo ha candidamente ammesso. Il sorpasso nelle gerarchie è stato facilitato da un infortunio che ha limitato Gary all’inizio del 2019, proprio mentre Fintan stava abbassando i suoi tempi. Il più vecchio degli O’Donovan però non ha perso la testa: «Se non sei sulla barca, non sei sulla barca, e devi semplicemente accettarlo»
La domanda però ora è. Chi ci salirà?
Gary non è affatto rassegnato «Puoi fare due cose, sederti e non salirci, oppure continuare a spingere, allenarti duro e ritornarci. Il mio obiettivo è vincere un Oro Olimpico».
Per due posti sono in competizione almeno 5 super atleti: oltre a Paul e Gary O’Donovan, Fintan McCarhty e suo fratello gemello Jake, e Shane O’Driscoll, campione del mondo 2017. «Si può quasi dire che si affronta una competizIone più dura per entrare nella squadra Irlandese che per vincere i mondiali» sostiene Gary. Buono Gary, aggiungiamo noi, che i conti con Ruta e Oppo devi sempre farli…
L’unico che appare certo del posto è Paul. Le sue doti fisiche e mentali sono letteralmente incredibili: ha una capacità di ruotare e distendere le spalle, preclusa alla maggior parte dei mortali, che gli consente di fruire di una palata molto più larga e potente. Appena due settimane dopo l’affermazione a Rio ha corso per i Mondiali di Rotterdam nel singolo pesi leggeri e ha vinto.
«Siamo tutti lì per provare ad andare il più veloce che possiamo, e siamo contenti che alla fine saranno i due più rapidi a prendere posto sulla barca. Nessuno ha paura di non farcela, dal momento che a tutti è stata data una possibilità e facciamo del nostro meglio. E se io faccio del mio meglio e comunque non sono sulla barca, posso andarmene a casa felice sapendo che ho dato tutto ma che c’erano due ragazzi migliori. Con lo spostamento dei giochi è vero che ho un anno per riprendermi dall’infortunio, ma anche tutti gli altri hanno un anno in più per allenarsi e migliorare»
È chiaro che con un tale spirito di fraterna competizione chiunque dovesse eventualmente salire sul gradino più alto del podio si porterà con sé i compagni, ma c’é qualcosa di più: McCarhty e gli O’Donovan provengono da Skibbereen, ma il vicino di casa di quest’ultimi è Shane O’Driscoll!
Com’é possibile che a Rio un paesino di 2000 anime, il “culo del nulla”, per usare una colorita espressione di Paul O’Donovan –“back arse of nowhere”- sia riuscito a competere con super potenze globali del calibro di Gran Bretagna, Usa e Germania?
Gli O’Donovan lo hanno spiegato assieme in un documentario apposito, Getting the Wild Card, che non c’é nessun trucco dietro: tutti hanno lo stesso numero di barche e remi, gambe e braccia, e l’acqua per remare; tutti quelli che mirano alle Olimpiadi devono fare almeno 8000 Km all’anno. Quello che cambia è l’organizzazione e i loro programmi d’allenamento, e in questo “Skibb” non è seconda a nessuno.
L’exploit di Rio non è stato un caso, ma il frutto di una progressione di anni, passati a lavorare zelantemente su una generazione d’oro di ragazzi irlandesi straordinariamente dotati, e sull’ambizione di guidare talmente bene un club locale da trasformarlo in un punto di riferimento per tutto il mondo.
Se proprio si vuole individuare una carta segreta nel club che ha vinto più titoli nazionali nell’Isola Verde, allora è Dominic Casey.
Kieran McCarthy, autore di Qualcosa nell’acqua- Come lo Skibbereen rowing club ha conquistato il mondo, ha asserito che se c’è una mente dietro a tutto, allora deve essere lui. Da quando è diventato il coach team della nazionale nel 2015, si sono susseguiti in una processione di trionfi titoli di ogni genere: Europei, Mondiali, Olimpici.
Nonostante abbia ricevuto pubblici ringraziamenti per il suo lavoro dal Presidente della Repubblica, Casey, uomo tranquillo, ha preferito rifuggire le luci della ribalta. Si racconta che quando gli O’ Donovan sono ritornati al club un mese dopo Rio per una premiazione ufficiale, lui abbia rifuggito il palco per andare ad allenare i cadetti.
Gary ha detto che il segreto nel segreto è essere una grande famiglia in cui non ci si nasconde nulla: quando ha perso il posto sulla barca, Casey sapeva perfettamente come motivarlo: «Potrebbe essere la miglior cosa che ti sia mai capitata», gli disse; e oggi afferma, mentre insegue contemporaneamente un un vicino di casa, un fratello, una barca e un oro che sembravano definitivamente sfuggiti via, «potrebbe esserlo davvero».
(con la collaborazione di Federico Burlando)