Ciao, Presidente!

Gennaio 1985-gennaio 2005. Vent’anni sul ponte di comando. Non una gestione federale, ma un regno o un pontificato, iniziato con l’urgenza di dar seguito alle riforme avviate ma non completate dal suo predecessore Paolo d’Aloja, strappato alla vita nel dicembre 1984 a soli 53 anni.   
Ricordiamo la centrale attenzione al progetto tecnico-agonistico, inizialmente sotto Nilsen, poi con il traghettatore Koerner e infine, dal 1993 all’ultimo giorno da Presidente, con Giuseppe La Mura.  Cinque Olimpiadi e dodici medaglie: quattro d’oro (due nel 1988, mai successo né prima né dopo), tre d’argento e cinque di bronzo.  Dici Gian Antonio Romanini e pensi anche al  Festival dei Giovani, seguito anno dopo anno nei minimi dettagli con innovazioni allo scopo di trasformarlo in una grande festa sportiva per i giovani canottieri e le loro famiglie, per allenatori e dirigenti.

Dici Gian Antonio Romanini e pensi alla profonda fase di trasformazione dello Sport italiano e alle conseguenti difficoltà da affrontare per permettere al Canottaggio di mantenersi eccellenza nonostante una drastica riduzione degli investimenti. Dallo champagne alla gazzosa, con la chiusura, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, dei rubinetti del Totocalcio.

“Sul mio regno non tramonterà mai il Sole”. Gianni come Carlo V d’Asburgo?   Ricordo di averne parlato, a pranzo, nell’inverno 2007. Era di passaggio a Genova e aveva piacere di trascorrere del tempo assieme a me. Prenotai un tavolo da Piedigrotta, il mio ristorante preferito per gli incontri federali. Chiacchierammo di fatti, storie, aneddoti e personaggi. Alla fine di quell’incontro, colsi l’occasione per ringraziarlo di avermi reso partecipe di quella fantastica cavalcata di ricordi ma allo stesso tempo non mi trattenni dal “rimproverarlo” del fatto di non aver, a mio avviso, formato  una classe dirigente in grado di avvicendarlo senza creare traumi nel Canottaggio italiano.  Poi ci rivedemmo in (rare) altre situazioni, ogni volta sorridendo e ricordando la bontà di quella giornata invernale a partire, naturalmente, dall’ottima cucina del buon Raffaele…

Il Canottaggio italiano, inteso come la grande famiglia di Atleti, Tecnici, Arbitri e Dirigenti, non dimenticherà mai Gian Antonio Romanini e lo ringrazierà sempre per aver contributo alla sua crescita, per aver lottato in ogni sede (nazionale e internazionale) strenuamente in sua difesa e, soprattutto, per averlo amato come un padre ama il proprio figlio.

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