Tre ori in specialità olimpiche (tutte nella Coppia) in Coppa del Mondo. Non accadeva da molto, moltissimo tempo. Italia frangiflutti anche a Linz con segnali di crescita molto importanti dai giovani, in particolare dal 4 di coppia maschile e dal doppio leggero femminile protagonisti di stupende affermazioni. Non manca qualche problema (leggi 4 senza) ma parliamo non di drammi ma di questioni risolvibili di qui agli Europei. Molto bene, quindi, ma i bilanci li facciamo da domani volendo oggi, come sempre, privilegiare il racconto delle finali
Il 4 di coppia ci concederà, cavallerescamente, di parlare prima di Federica Cesarini e Valentina Rodini. Battere l’Olanda, detentrice del titolo olimpico (a bordo la capovoga campionessa Ilse Paulis) e vincitrice (con stessa formazione di oggi, in questo caso) a Belgrado, è un grandissimo merito. Così giovani ma, allo stesso tempo, così fredde nel prendere la decisione giusta nel momento giusto. Ci riferiamo all’allungo effettuato a tre quarti gara per scongiurare ogni tentativo di rimonta.
Eccezionale anche il 4 di coppia, specialità in cui la Gran Bretagna, oro a Belgrado, subisce l’onta della finale B. Luca Rambaldi, Giacomo Gentili, Filippo Mondelli e Andrea Panizza fanno letteralmente impazzire i tedeschi. L’Italia ha muscoli e nervi da esprimere in una chiusura travolgente. La Germania, battistrada ai 1500, è addirittura relegata al terzo posto da un’Olanda comunque sufficientemente staccata (un secondo e otto decimi) dagli azzurri al traguardo.
Stefano Oppo e Pietro Ruta brillano per la loro regolarità. In testa dall’inizio alla fine, mai “disturbati” dai tentativi di rimonta della Norvegia, unico avversario in grado di poter impensierire i nostri “manovratori”. Le silenziose formiche del Canottaggio azzurro continuano a lavorare per un grande obiettivo. Sono il miglior esempio per serietà, compostezza ed equilibrio. Dopo l’argento iridato di Sarasota, hanno tutte le carte in regola per puntare a salire ancora uno scalino. E non aggiungiamo altro.
“Sento un velo di tristezza. Inizia per me una nuova fase della vita che ho voglia di interpretare con lo stesso ritmo che il canottaggio mi ha insegnato”. Così si esprimeva nel giorno del “ritiro” Sara Bertolasi l’1 settembre 2016. Tristezza trasferita oggi alle sue avversarie grazie al ritmo tenuto assieme ad Ale Patelli. Tra loro e questa Nuova Zelanda potrebbero inserirsi altre avversarie in futuro ma questo risultato attesta la giusta direzione e la bontà della scelta effettuata da parte di entrambe le ragazze, qualche mese fa, di tornare a scommettere su quest’equipaggio. Quinte, mai dome, Ilaria Broggini e Veronica Calabrese.
Chiudono al sesto posto il doppio Battisti-Venier, il 4 senza femminile e l’otto maschile.