La montagna spostata da Pietro

La Federazione Italiana Canottaggio, per il riconoscimento “Atleta dell’Anno”, punta sulla premiata ditta Lodo-Vicino, neocampioni mondiali nel 2 senza. Basta la storicità del risultato, primo titolo iridato in questa specialità nella storia azzurra, per spiegare la bontà della scelta. Un premio strameritato, alla luce di un triennio di prestazioni eccezionali. L’oro nel 4 senza ai Mondiali di Aiguebelette 2015, il bronzo alle Olimpiadi di Rio de Janeiro e poi, a Sarasota, rieccoli nuovamente a guardare tutti dall’alto in basso dopo la strepitosa e palpitante finale. 
C’è una menzione speciale, tutta nostra, per chi quest’anno qualcosa di straordinario ha fatto ugualmente. Sfatare una “maledizione” non è da tutti e Pietro Ruta, dopo tanti quarti posti, finalmente può festeggiare un podio iridato in barca olimpica. In principio, al Mondiale post Londra 2012 (sua prima Olimpiade “in corsa” al posto dell’infortunato Bertini), la medaglia di cartone in singolo a Plovdiv.

Poi Chungju 2013 e Aiguebelette 2014: due quarti posti dal sapore diverso, perché se nel primo ci va di mezzo anche un po’ di inesperienza nella gestione del momento topico della finale nel secondo la medaglia non arriva soprattutto per colpa di un campo di regata infame e della successiva beffa con la tardiva decisione di invertire le corsie a danno (per Ruta e Micheletti) ormai consumato. Ad Aiguebelette 2015 Pietro scende di un posto e l’anno successivo, a un mese e mezzo da Rio (Coppa del Mondo a Poznan), si ritrova nuovamente al punto di partenza. Singolo Pesi Leggeri. E invece no! E’ destino che il Peppo nazionale debba guidare un nuovo equipaggio olimpico, quel rinnovato e ritrovato 4 senza leggero che vincerà la semifinale brasiliana. E’ destino, purtroppo, che Ruta e compagni, gli amici Stefano Oppo, Livio La Padula e Martino Goretti, debbano inchinarsi a Svizzera, Danimarca e Francia dopo una finale dalle mille emozioni.

Il resto è il presente. La FISA celebra, a maggioranza, il funerale del 4 senza Pesi Leggeri e Pietro, assieme al giovane vogatore sardo, cambia corsa. Il loro doppio leggero schizza via verso l’argento a Sarasota. L’umiltà, intatta come 5 anni prima, è il suo valore principale.

Così il poliziotto cresciuto nella Canottieri Menaggio realizza finalmente il suo sogno. La lezione di Confucio, secondo cui l’uomo sposta la montagna cominciando prima dalle piccole pietre, risulta applicata alla perfezione. Resta sempre una Francia di troppo da spostare ma nel 2018, senza Azou, sarà decisamente più leggera.

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