Finalmente qualcosa si capisce, finalmente… Attraverso la Scuola Italiana di Canottaggio, progetto più vicino allo schianto (solo 15 adesioni in tutta Italia) che al decollo, la Federazione Italiana Canottaggio vende attestazioni di buona pratica societaria. E’ quanto si deduce dallo spot registrato dall’amico Gian Luigi Favero. “Si tratta di un ampio guadagno per un club remiero – spiega sull’house organ federale il presidente della Società Canottieri Armida – la targa esposta all’ingresso dei nostri locali significa che noi non siamo solo una società di canottaggio, bensì una vera e propria scuola, con tecnici provvisti di regolare patentino e che si attengono a tutte le disposizioni dettate dalla Federazione. Questo serve a far capire a tutti chi siamo e non è una semplice targa, ma molto di più”.
Di fatto, parafrasando Favero, dal 2017 non è più sufficiente per una Società acquistare 7,20 e/o gig per la pratica giovanile, né eventualmente pagare i corsi federali per aiutare i propri atleti a diventare tecnici di primo o secondo livello. Non è più sufficiente essere una Società, bisogna diventare una Scuola per proseguire una buona azione di promozione dell’attività remiera. Ma perché? Cosa non ha funzionato in questi primi 129 anni di vita federale?
“La Scuola Italiana di Canottaggio è un’iniziativa che la FIC dovrebbe far conoscere di più alle istituzioni sportive locali, e quasi obbligare ciascuna società ad averla”. Obbligare. Obbligare le 220 società (sinora OK per 15…) non ancora aderenti a spendere 100 euro per avere una bandiera o una targa, pagarne 50 annualmente dalla seconda stagione in avanti, in cambio di… un attestato? A quanto si legge dal regolamento, l’unico vantaggio per chi mette mano al portafogli riguarda “maggiori punteggi (da stabilirsi di volta in volta) in caso di bandi e/o aste di beni individuati come “beni scuola”. Assurdo. Una lungimirante Federazione dovrebbe garantire a tutti pari possibilità di accedere alle agevolazioni, semmai avere un occhio di riguardo per i sodalizi con buona volontà e minori disponibilità economiche. Eppure sembra che con i 100 euro della SIC ti garantisci un posto in prima fila.
Le domande da porsi sono, quindi, queste. Scatterà, dal 2018, l’obbligo di diventare Scuola Italiana di Canottaggio? Il Presidente e il Consiglio Federale vogliono la divisione tra i buoni (le Società SIC) e i cattivi (le Società non SIC)?
… si aggiunga … estratto dall’art. 9 dello Statuto federale – Diritti degli affiliati, al comma 1 lett. “e) utilizzare i simboi istituzionali della Federazione”. Qui non si parla di corrispettivi specifici per l’utilizzare specifici simboli federali.
L’Italia è quel bel paese dove le istituzioni ti prendono per i fondelli, poi ti obbligano ad essere preso per i fondelli, e alla fine gli devi anche dire grazie.
E il regolamento della Scuola dice espressamente “avere nel proprio organico un allenatore di almeno 2° livello abilitato all’allenamento”. Il che significa che tutti gli altri istruttori potrebbero anche essere anche solo degli ex-atleti senza alcuna qualifica federale, tanto non è previsto alcun controllo se non quello amministrativo!