Tre anni fa, dopo l’infelice Mondiale di Amsterdam, lo avevo definito il più grande responsabile di quel fallimento. Usai parole durissime nei suoi confronti, invitandolo dapprima a una bagno di umiltà, visti i sostenuti toni della precedente campagna elettorale, e poi a una lunga e accurata riflessione per capire cosa non avesse funzionato in Olanda. In discussione c’era la bontà di un sistema, poggiante sulle idee e la filosofia lamuriana riadattata otto anni dopo Atene. Il Presidente si giocava immagine e, soprattutto, credibilità di fronte al Canottaggio italiano. Continua a leggere Diamo a Cesare
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