Doppio e otto sul podio per un fantastico en plein (5 su 5) di medaglie nelle finali delle specialità olimpiche, il successo nel 4 senza Pesi Leggeri e, come 23 anni a Indianapolis, l’Italia lascia gli Stati Uniti con la grandissima soddisfazione di poter contare, indipendentemente dai singoli risultati, su un grande gruppo.
Mondiale da incorniciare, il primo dell’era Cattaneo, concluso in vetta al medagliere complessivo (barche olimpiche, non olimpiche, Para-Rowing). Come sempre, il bilancio si traccerà a partire da domani, soffermandoci anche sulle storie (e ce ne sono tante) dei protagonisti e sui grandi numeri di una Nazionale entusiasmante.
Filippo Mondelli e Luca Rambaldi chiudono terzi a 1”26 dalla Nuova Zelanda, nuova regina iridata del doppio. Sono secondi per metà gara e poi, tra i 1000 e 1500, una grande accelerazione li porta ad accarezzare l’idea di laurearsi campioni del mondo. Kiwi e polacchi li supereranno nel tratto successivo ma ciò non intacca il valore di una prestazione di alto profilo. Il titolo europeo, i bronzi in Coppa del Mondo e Mondiale indicano una costanza di rendimento sempre e comunque al pari con i migliori. Non è poco per due giovani dalle prospettive sempre più interessanti e sui quali in pochi, a inizio 2017, avrebbero scommesso.
Oggi c’è la fila per salire sul loro carro, ma nessuno avrebbe in realtà puntato 50 centesimi a gennaio sulla possibilità di vedere un’Ammiraglia già sul podio dopo il profondo rinnovamento post Rio 2016. Cesare Gabbia, Emanuele Liuzzi, Luca Parlato, Paolo Perino, Bruno Rosetti, Mario Paonessa, Davide Mumolo, Leonardo Pietra Caprina, timoniere Enrico D’Aniello. Grande lavoro nei lunghi e proficui mesi di raduno, eccezionale feeling in barca e prestazione davvero sopra le righe e ogni più rosea aspettativa. Dalla vittoria in batteria a una finale disputata con il coltello tra i denti dal primo all’ultimo metro senza mai dare il minimo segnale di cedimento dal punto di vista fisico o mentale. Scalzata la Nuova Zelanda, eccoli insidiare l’otto a stelle e strisce. La fame d’argento non li distrae dal compito di difendersi dagli ultimi, disperati, attacchi dell’Olanda. Germania campione del mondo, poi in tre in 78 centesimi. L’ultimo paga e questa volta tocca proprio agli orange. Il bronzo è un piccolo-grande miracolo di caparbietà, cura del dettaglio e cuore.
Dominio incontrastato nel 4 senza PL: Federico Duchich, Leone Maria Barbaro, Lorenzo Tedesco e Piero Sfiligoi staccano pesantemente Russia e Germania conquistando un meritassimo titolo. Ora speriamo in una partecipazione maggiore di equipaggi, tra un anno, nell’interesse stesso dell’Italia, in prima fila per evitare la cancellazione di una specialità spettacolare.
Quando ci sono risultati così non si può dire niente se non togliersi il cappello in segno di rispetto. Bravi i ragazzi, bravi i tecnici e bravo il CF con in testa il Presidente. Si poteva fare meglio? Sì si può sempre fare meglio ma io mi accontento e spero che questo successo non sia buttato al vento nel senso che, da qua si parte e alle prossime Olimpiadi si arriva. Buon lavoro.