Due Olimpiadi e una terza sfuggitole per una beffa del destino. Già, perché dopo Atene 2004 e Pechino 2008 i Giochi brasiliani avrebbero potuto incoronarla come primatista azzurra in termini di partecipazioni olimpiche. Potuto o dovuto, se consideriamo l’epilogo del doppio Pesi Leggeri. Campionessa europea dal 2012 al 2014, mondiale nel 2013 con la commovente dedica al padre scomparso.
Un biennio di sofferenza, dettata da infortuni che l’avevano purtroppo accompagnata anche nel precedente quadriennio, e poi, la qualifica di Lucerna 2016 sfumata per un solo maledetto secondo, il ripescaggio. “E’ la più amara delle delusioni – racconta Betta Sancassani al giornalista Gianfranco Casnati della Provincia di Como – Non esser riuscita a chiudere il cerchio iniziato nel 2012, con Olimpiade di Rio 2016. La delusione sie trasformata in un rimpianto grande perché dopo la qualifica andata male per poco più di un secondo a una settimana dalla partenza della squadra per Rio, l’imbarcazione russa venne squalificata per doping e ripescato il nostro equipaggio ma io ormai lontana dal peso ideale per competere, dovetti rinunciare”.
Mettersi in gioco. Sempre e comunque, nel 2012 l’esempio più significativo con una scelta ricca di sacrificio. Diventare un peso leggero e non arrendersi mai, accettando ogni tipo di sfida senza porsi mai limiti. Vedi quanto accade 10 anni prima. Insieme a Gabriella Bascelli, prima vince il Mondiale Under 23 e poi arriva terza ai Mondiali assoluti nel doppio a Siviglia. Sono le prime donne a vincere una medaglia in una specialità olimpica.
Betta, oggi, è in servizio alle Fiamme Gialle a Sabaudia, ma appena può viene a Bellagio ad aiutare mamma Piera nella pasticceria di famiglia a Visgnola. “E’ tempo di fermarmi, è giusto che il capitolo sia chiuso perché vent’anni sui remi non sono poco ed è normale affacciarsi alla vita vera. Però confesso che il cerchio non si è ancora chiuso come credevo. Mi brucia un po’ e guardare e tifare Gabriel (Soares campione iridato Under 23 nel doppio leggero) ai recenti Mondiali mi ha riacceso una “vecchia” scintilla. Magari è solo un pensiero ma chissà. Credo che se mi venisse proposto un ruolo o chiesto un aiuto d farei un pensierino”.
Vent’anni ai remi, quindici in prima linea per far uscire il Canottaggio femminile dall’oblio attraverso risultati d’eccellenza e un impegno che è d’esempio a molte giovani. Che ci ripensi oppure no, in merito alla decisione di ritirarsi, occorre render merito a questa Donna straordinaria e genuina.