Sull’edizione odierna di Repubblica, Niccolò Mornati annuncia la presentazione di denuncia contro ignoti. Questa scelta arriva a meno di 4 mesi di distanza dalla sentenza d’appello del Tribunale Nazionale Anti-Doping, sentenza che ha di fatto escluso l’assunzione consapevole di una quantità (modestissima) dell’ormai famigerato Anastrozolo. Quindi, in parole povere, non c’era volontà di imbrogliare.
Mornati vuole andare sino in fondo alla vicenda. Il prezzo pagato è stato altissimo, a cominciare dalla dignità calpestata. La sentenza d’appello risarcisce solo parzialmente un’immagine di integrità costruita in oltre 15 anni di carriera sui campi di regata di tutta Italia e di tutto il Mondo. Punto di riferimento per tanti giovani canottieri, non solo per i suoi risultati agonistici ma anche per il buon esempio di vogatore-studente con una Laurea in Economia raggiunta dopo tanti sacrifici.
L’attacco è fortissimo. “Io un’idea ce l’ho, penso di sapere chi è il colpevole. Ma non ho le prove e non voglio puntare il dito contro nessuno perché non è corretto. So che un’Olimpiade possa valere molto in termini di carriera e sogni realizzati e non posso escludere che qualche scellerato possa aver avuto la tentazione di giocare sporco. Ci alleniamo in ambienti senza alcuna videosorveglianza, all’aria aperta ed altissima densità di persone, il gesto sarebbe di una facilità disarmante”.
Sono parole pesanti come macigni, dettate dalla voglia di far luce su una vicenda che ha i contorni del “giallo”. Del resto anche l’allora DT La Mura, in un’intervista, aveva espresso un pensiero simile a quello del campione di Mandello del Lario. “Sono convinto della correttezza di Niccolò Mornati e penso che sia stato sabotato”.
Mornati andrà avanti, dunque, alla ricerca della verità e svegliarsi definitivamente da un incubo ormai lungo 10 mesi. L’aspetto inquietante è che il “colpevole”, nel caso egli avesse ragione, potrebbe essere uno di noi. Uno della nostra famiglia.