Castaldo non si ritira. “Ho un fuoco dentro che non riesco a placare”

Matteo Castaldo, nel giorno della vittoria del Mondiale in 4 senza
Matteo Castaldo, nel giorno della vittoria del Mondiale in 4 senza

Come di consueto, volgiamo lo sguardo al panorama internazionale. Notiamo ritiri dall’attività della Nazionale in Gran Bretagna. Triggs Hodge e Gregory, per esempio. Prossima settimana, invece, ci concentreremo su quanto sta accadendo in Germania  dove ci sono 5 addii molto importanti: Carina Baer,  Maximilian Reinelt, Philipp Wende, Andreas Kuffner e Marcel Hacker, di cui abbiamo già raccontato il suo via all’attività di allenatore. 
Oggi, però, vogliamo parlare di una decisione importante. Riguarda un nostro azzurro: una delle più belle favole di questo quadriennio. Campione del mondo e medaglia olimpica in 4 senza, Rio de Janeiro il lieto fine? Sembrava proprio così… In diverse interviste, dopo la conquista della splendida medaglia di bronzo, Matteo Castaldo aveva annunciato il suo ritiro per dedicarsi al lavoro e all’impresa di famiglia. Il trentunenne vogatore napoletano, infatti, non appartiene a gruppi sportivi militari. E’ tesserato per il Reale Yacht Club Canottieri Savoia e da qualche mese, prezioso dono della moglie Francesca, è diventato papà di Laura.

canottaggiomania_Castaldo_famigliaPer Matteo, il richiamo della foresta remiera è stato più forte di ogni cosa. “Ho un fuoco dentro che non riesco a placare in nessun modo”. Per un altro quadriennio, dedicherà il suo tempo e ogni singola energia alla causa azzurra con l’obiettivo di raggiungere altri successi e trasferire la sua importante esperienza ad altri giovani canottieri italiani. Matteo continuerà così a remare e a sognare, consapevole che ora possiede la forza, fisica e soprattutto mentale, per trasformare i sogni possono in realtà. Un perfetto Guerriero della Luce!

Sono dell’idea che chi possiede un talento deve svilupparlo sino in fondo e non è certamente colpa di Matteo se i frutti stanno venendo fuori ora. Nell’età della maturità e delle scelte importanti.

A lui, alla famiglia (papà Nino in testa) che lo sosterrà nei prossimi 4 anni, ben consapevoli delle difficoltà di un nuovo cammino di fatica, impegno e sofferenza (“il Canottaggio è tortura, bisogna aver fede per ricavarne piacere” ben scriveva il collega Roberto Beccantini ad Atene 2004) possiamo soltanto dire GRAZIE.

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