
Dal dicembre 1990 alle Olimpiadi di Barcellona 1992. Direttore Tecnico dell’Italia. Il periodo di transizione tra la gestione Nilsen (1980-1990) e La Mura (1993-2004).
Il tedesco Theo Koerner muore a 84 anni e a piangerlo è Siegfried Kaidel, presidente della Germania. Rudern, l’house organ federale, lo dipinge come allenatore di successo, capace di sviluppare una nuova teoria di allenamento basato sulla resistenza. Figura di primo piano, in particolar modo tra il 1976 e il 1986 nella Competitive Commission della FISA, segue il Canottaggio alle Olimpiadi dal 1966. Lavora anche allo sviluppo dei primi programmi Anti Doping e qui di seguito, tratta dal sito FISA, proponiamo una sua ricerca sulla tecnica di voga (clicca qui).
A nome della famiglia remiera italiana, di cui ha fatto parte per circa 2 anni, mi sembra giusto ricordarlo. Tutto questo, pur non avendolo mai visto né conosciuto ed avendo veramente pochissimi elementi per giudicare il suo lavoro. Sono graditi, a commento di questo articolo, eventuali ricordi.
Conosciuto di persona, era venuto ad assistere agli allenamenti nelle società periferiche e ci aveva seguito in gommone correggendo la tecnica di voga come se fossimo un equipaggio in raduno a Piediluco. Il suo pensiero sulla metodologia dell’allenamento prevedeva lunghissime sedute in barca di km su km di fondo lento, a non più di 24-25 colpi al minuto, ma portati per 20-30 km a intensità sub massimale. Tutto sommato comunque mi aveva fatto (allora) un’impressione positiva, e ne ho un buon ricordo.
Quando venne in Italia stavamo frequentando il corso per allenatori di prima categoria. Il suo apporto fu determinante, era un genio. Aveva sviluppato un metodo per la formazione degli equipaggi basato sulla classificazione degli atleti in base alla curva di erogazione della spinta. In buona sostanza, ad ogni atleta corrispondeva un diagramma. Mettendo in barca assieme atleti con curve simili, questi avevano un “assieme naturale”. In Germania aveva costruito una barca laboratorio mediante la quale sviluppare questi diagrammi. Invece di fare decine di prove per formare le coppie, lui metteva assieme i diagrammi e le formava con successo. In Italia non gli fu data l’occasione di sfruttare questa metodologia, e fu un peccato. Il segreto di un assieme perfetto non era avere atleti con misure antropometriche identiche quanto atleti con la stessa modalità di erogazione della spinta. Aveva scientificamente dimostrato perché due o più atleti si trovano bene assieme e altri, invece, no. Vi sembra poco?
Antonio Annunziata