
Venticinque anni nel Canottaggio, 22 in Nazionale. L’esuberante Marcel Hacker appende i remi al chiodo. L’uomo di Magdeburgo, personaggio abbastanza particolare (lo ricordo a Milano 2003 in camper e lontano dal resto del team), è nostalgico. “Ogni errore commesso in tutto questo tempo mi ha consentito di crescere. Ora è il momento di un cambio generazione, di lasciare spazio ai giovani e di iniziare un nuovo capitolo della mia vita”. Cinque Olimpiadi, l’ultima conclusa con un mediocre ottavo posto nel doppio maschile assieme a Stephan Krueger. Dal Mondiale Junior 1994 in avanti, tante soddisfazioni e qualche delusione. Il bronzo di Sidney 2000, il titolo mondiale 2002 con record. I momenti più importanti, ma Hacker dimostra di esser in grado di far viaggiare il suo singolo a distanza di tempo. Argento a Milano 2003, a Eton 2006 e bronzo a Chungju 2013. Un’icona della vogata di coppia. Due argenti e un bronzo nel 4 di coppia prima di chiudere la carriera nel doppio a Rio. Tra i dispiaceri, le finali mancate ad Atene, “la prima volta che mi sono sentito sotto pressione”, e Pechino, quando perde il papà due settimane prima delle gare.
“Vulcano sull’acqua” e “Rispettabile macho”: ecco gli appellativi dei quotidiani tedeschi. Katina, 8 anni fa, diventa la sua mental coach. Poi sarà la moglie e darà alla luce il loro figlio Haakon. A 5 anni, è già un giocatore di Pallamano mentre il papà, dopo il ritiro, punta a diventare allenatore. “Voglio ora condividere le mie esperienze con giovani atleti e trasmettere loro la mia ambizione”. Hacker ci lascia anche una massima. “Non perdete mai il vostro coraggio. Lo sporco può esser dolce. Se cadi puoi rialzarti, raddrizzare il tuo cappello e andare avanti”