
Sono 108, esponenti di 108 società diverse affiliate alla Federazione Italiana Canottaggio, i partecipanti al sondaggio ideato e realizzato dall’amico Enzo Ademollo e condiviso anche assieme a CanottaggioMania. Enzo, nel trasmettermi i risultati di questo importante lavoro di approfondimento, mi comunica di “non avere alcuna mira elettorale, né volontà di appoggiare alcun candidato o corrente perché per il vero cambiamento occorre più partecipazione e meno personalismi”.
Otto punti per il cambiamento di questa Federazione, otto punti che gli attuali candidati alla presidenza (l’attuale presidente Giuseppe Abbagnale e lo sfidante Giovanni Miccoli) dovranno comunque tenere ben d’occhio per capire se il loro programma può intercettare questa voglia di cambiamento. A vedere i primi 2 punti, gli altri li tratteremo nei successivi “atti”, l’identikit dell’area tecnica appare ben delineata.
Il 94% dei partecipanti al sondaggio è d’accordo sul fatto che occorra “un Direttore Tecnico con esperienza in campo internazionale che ci porti delle novità, che sappia fare squadra, che abbia carisma per superare quelle schermaglie spesso personali fra gli allenatori del nord e del sud ma che sappia scegliere i meglio – e ne abbiamo allenatori capaci”.
C’è chi chiede un anglosassone, chi un giovane o comunque un volto nuovo, chi non vuol più sentire parlare di Germania dell’Est, chi lo vuole “lontano dagli intrecci di politica sportiva dei centri sportivi militari e delle società potenti”. Parere personale. Va precisato che molte di queste considerazioni, alcune abbastanza critiche sull’operato dell’attuale area tecnica, sono arrivate prima delle Olimpiadi, Olimpiadi che invece hanno posto alla nostra attenzione una squadra, composta da molti giovani, complessivamente in grado di rispondere in maniera più che adeguata alla più grande sfida del quadriennio. Due bronzi e due quarti posti sono risultati nettamente in controtendenza rispetto alle deludenti Pechino e Londra. Il merito è del DT La Mura, del coordinatore Cattaneo e della loro squadra di allenatori. Certamente restano, irrisolte, alcune questioni come i criteri selettivi presentati a inizio stagione. Troppo restrittivi, vincolanti e certamente non stimolanti per la composizione di equipaggi societari o intersocietari, non federali, di alto livello.
Miccoli non fa nomi sulla possibile area tecnica del futuro, nemmeno Abbagnale ma dal suo programma, quando parla di Direttore Tecnico e Consulente per l’Alto livello, mi fa pensare a una promozione per Franco Cattaneo (il nuovo DT) con Giuseppe La Mura, comunque, sempre in gioco in fase di sostegno dall’alto della sua preziosa esperienza. Così fosse, chiaramente, Cattaneo dovrebbe metter da parte l’ambizione di continuare a guidare il settore tecnico delle Fiamme Gialle.
I collaboratori tecnici. Il 93% dice di esser d’accordo con la necessità di averli “preferibilmente spalmati per territorio e per capacità oltre alla disponibilità di non avere doppi incarichi già oggi si vedono fin troppi conflitti di interesse che non fanno bene al nostro movimento”.
Considerazione personale. In tanti chiedono la risoluzione del conflitto di interessi, il NO ai doppi incarichi di tecnico federale o societario (o peggio ancora militare) è forte. Secondo questa filosofia, oggi come oggi dovremmo rinunciare a 5 Capi-Settore (su 7) e a molti dei loro assistenti. Però… Certo, un conto è chiedere al nuovo Direttore Tecnico di lasciare la sua società e un conto è chiedere la stessa cosa a chi è pagato poche migliaia di euro o addirittura a gettone. Non siamo il Calcio, visto che qualcuno lo tira in ballo, dove tutti gli incarichi, societari o federali, sono altamente remunerativi. Mi sembra difficile una revisione dei compensi e allora il doppio incarico può andare bene anche se è chiaro che il compito di vigilare attentamente sugli eventuali conflitti di interesse deve esser portato avanti sia dal Direttore Tecnico sia dal Consiglio Federale. Forse questo, nell’ultimo quadriennio (vedendo l’insistenza dei commenti riportati a margine del sondaggio), non sempre è accaduto.
Sommessamente mi permetto di dare un contributo a queste interessanti riflessioni, inviandovi un breve articolo che affronta metodologicamente queste problematiche, le pongo all’attenzione di tutti noi ma sopratutto dei candidati a Presidente della nostra federazione, chiedendo loro di proporre un progetto che abbia una visione di crescita futura per il nostro canottaggio.
Cosimo Di Giorgio
IL MANCATO RITORNO DEI NOSTRI CERVELLI E LO SVILUPPO DEL NS PAESE
Venti anni.. Dopo venti anni son tornato su un campo di regata ( campionati regolamentari a Brindisi) .
Ho ritrovato quel clima di cordialità , genuinità, passione vera che hanno sempre contraddistinto il nostro ambiente, il mondo del canottaggio .
Sono stato lieto di verificare la presenza, insieme a tanti master, di moltissimi giovani.
Confrontandoci tra noi, i “ vecchi “, ci chiedevamo quali siano oggi per i ragazzi le difficoltà di continuare l’attività agonistica, quali siano le prospettive, le opportunità che possono profilarsi per un giovane canottiere.
A fine manifestazione ho ricevuto l’invito del CUS Bari per lunedì 3 , per la manifestazione dell’apertura delle attività didattiche dell’anno accademico 2016/17 CDS SAMS.
Protagonista dell’evento e’ stato Antonio Maurogiovanni ( atleta che non deve essere presentato ), Ct delle Fiamme Gialle, tecnico della ns nazionale fino a Sydney 2000 e della nazionale olimpica olandese fino a Londra.
Attualmente e’ uno degli allenatori della nazionale Australiana vincitore di un bronzo nel 2015 e dell’oro nel 2016 U23 e premiato per il secondo anno consecutivo miglior allenatore del WA.
Antonio ha tenuto la “ lectio magistralis” per l’ateneo barese su due temi: “ Il perseguimento dell’eccellenza, e lo sport a livello agonistico” introducendo i segreti che gli atleti e i tecnici di alto livello hanno costruito negli anni e le affinita’ tra sport e business.
Come raggiungere gli obiettivi, gestire e identificare i talenti, ed il merito, la ricerca e l’innovazione.
Tutto non mancando di offrire interessanti confronti tra il nostro mondo sportivo/scolastico ed il mondo anglosassone.
Plaudo, modestamente, forte l’ateneo e il club barese, per la sensibilità e la visione nell’offrire a giovani atleti/studenti una occasione di analisi del mondo e dello sport nel progettare il proprio futuro di atleti ma soprattutto di uomini.
Un tributo speciale va’ ad Antonio non solo per la splendida lectio ma soprattutto per la sua crescita professionale come tecnico e come uomo dello sport
A questo punto però non mi sottraggo a quello che sento come un interrogativo forte, rivolto a me stesso e a tutto il nostro mondo.
Ma la curiosità di sapere, cosa accade in questo universo in continua evoluzione, dimostrata dai baresi e’ un‘esperienza limitata a Bari o potrebbe invece essere presa come una programmata strategia per altre esperienze e momenti di confronto in altri territori con personaggi cresciuti nella nostra realtà, e che hanno avuto successo fuori dei ns confini territoriali e culturali?
Potrebbe aiutarci a crescere e migliorare come atleti e persone e magari come sistema paese?
Come e’ possibile che le organizzazioni sportive varie italiane non riconoscano come una opportunita’ quella di utilizzare esperti internazionali (anglosassoni nel caso di Antonio) al fine di apportare i miglioramenti necessari?
Dicono che migliorare si può sempre.
Caro Cosimo,
Io sono estremamente di parte quando si parla di Antonio.
Ho avuto un esperienza indimenticabile, insieme a Mario Palmisano, in Australia, dove allenati da lui, abbiamo vinto una gara molto prestigiosa chiamata Kings cup. Ed e’ uno dei ricordi piu’ belli che ho della mia carriera sportiva.
Io mi trovo in linea con tutte le scelte federali, e sono un sostenitore della metodologia di allenamento nata con il dt. La Mura e poi sviluppatasi negli anni.
La sostengo ancora di piu’ adesso che sto vivendo all’estero ed ho esperienza di come il canottaggio e’ organizzato al di fuori della realta’ italiana.
Antonio ha un bagaglio di esperienza vastissimo, ha allenato la nazionale italiana nel 2000, quando riuscimmo ad ottenere dei risultati strepitosi; allenando poi Australia e Olanda.
Io vivo in una realta’ dove ognuno guarda il suo orticello, nessuno vuol far sapere il proprio programma di allenamento e a volte trovi tecniche diverse all’interno di un Club. In Gran Bretagna e’ lo stesso … ovviamente quando le universita’ possono permettersi di pagare allenatori/studenti attraverso borse di studio, e c’e’ un budget rilevante con atleti fisiologicamente superiori (ed e’ impossibile negarlo) i risultati vengono.
Ma nessun club Londinese e’ a conoscenza di cosa si fa all’interno della federazione.
Il punto e’ che e’ difficile far circolare la conoscenza nel nostro mondo…(a torto o ragione … tutti vogliono vincere!!)
Noi italiani, con il dt. La Mura e Cattaneo abbiamo trovato qualcosa che funziona. Pero’, sarebbe bello vedere Antonio Maurogiovanni a completare la squadra con il suo bagaglio di conoscenza maturato negli ultimi 16 anni, per fare dell’olimpiade di Tokyo un successo come quello di Sydney.
Giuseppe De Vita