In questo quadriennio Antonio Colamonici, giovane tecnico partenopeo, ha ricoperto il ruolo di capo settore della squadra Junior maschile e, per un più breve periodo, di direttore tecnico dell’Elpis Genova. In quest’ultimo caso, il suo compito è stato quello di lavorare a stretto contatto con i giovani tecnici biancocelesti trasmettendo la propria esperienza e modalità di lavoro. Antonio, che ben conosco da quando nel passato quadriennio allenava il Circolo Remo e Vela Italia e seguiva la Nazionale Under 23 come collaboratore del CT Antonio Baldacci, mi scrive questa nota dal treno che da Genova lo sta riportando a casa.
“Caro Marco, si è conclusa la mia esperienza di direttore tecnico dell’Elpis Genova. Il compito, assegnato poco più di un anno fa dal presidente Pietro Dagnino di rilanciare la sezione agonistica e ristrutturare l’area tecnica ha prodotto risultati che sono andati oltre le più rosee aspettative. In poco più di un anno abbiamo vinto 15 campionati italiani partecipato a numerose gare internazionali e guadagnato quattro medaglie tra Mondiali ed Europei di cui una d’oro . Alle competizioni nazionali abbiamo primeggiato nelle gare altamente indicative nelle categorie Junior ed Under 23! Lo staff tecnico, capeggiato da Marina Plos, ha registrato un’evoluzione sorprendente ed ha maturato grande esperienza a livello nazionale ed internazionale.
Il vivaio si è ripopolato ed il lavoro di Sabrina Crivello ha portato l’Elpis Genova a primeggiare nella classifica regionale giovanile, per la prima volta, ed a contendersi le prime posizioni di quella nazionale.
Porterò sempre vivo, con me, il ricordo di questa magnifica esperienza Genovese e nell’augurare al presidente Dagnino e al DT Marina Plos, assieme a tutto lo staff tecnico , la fortuna che meritano, continuerò a gioire con loro per le vittorie dei loro magnifici atleti”.
è però importante che le società continuino a costruire sui più piccoli, dando un vivaio di giovani capaci, su questo vanno costruiti i risultati e da questo si vedono le capacità di una squadra e dei suoi tecnici.
Accentrare in una società tanti atleti forti creati da altri, sicuramente frutta molti risultati, ma toglie ad altri e non crea valore aggiunto al canottaggio italiano.