Perplessità organizzativa

Rio 2016 (foto Mimmo Perna)
Rio 2016 (foto Mimmo Perna)

Anche oggi a Rio de Janeiro, nel bacino del Lagoa Rodrigo de Freitas, non si gareggia. Da spezzatino a polpettone, il programma olimpico viene compresso e domani, salvo ulteriori variazioni, assisteremo a 7 importantissime sfide azzurre, tre semifinali, un recupero e tre finali, con il 2 senza Patelli-Bertolasi alle 13:30 italiane, il doppio leggero Micheletti-Miani alle 14:20, il 4 senza (Montrone, Castaldo, Lodo, Vicino) alle 14:30. Poi recupera l’otto maschile alle 15 ed ecco, in rapida successione, le finalissime del 2 senza Abagnale-Di Costanzo (15:44), del doppio Fossi-Battisti (16:24) e del 4 senza Pesi Leggeri (Oppo, Goretti, La Padula, Ruta) a chiudere alle 16:44. 
Dal secondo rinvio brasiliano scaturisce quest’interessante approfondimento, trasmesso oggi pomeriggio via mail dall’amico Ferruccio Calegari (storica penna meneghina) che ho il piacere di condividere con i lettori di CanottaggioMania.

Caro Marco,

a noi che “viviamo” da lontano queste Olimpiadi che appaiono come importante momento di riscossa dei nostri remi, a sottolineare una fase evolutiva importante delle nostre società, sorprende e lascia trasecolati assistere a certi fenomeni. Sì, anche da noi in passato, situazioni del tutto estemporanee, si verificarono in anni lontani dei rinvii al lunedì di alcune gare di campionati organizzate sul Lario a causa di “breva” o “tivan”, ma qui a Rio pare che il rischio vento sia d’abitudine. Ad oggi però sia in gare regionali che di maggiore importanza da noi si seguono degli indirizzi operativi che potrebbero fare scuola in molte situazioni.

Sul bacino remiero di Rio si è registrata la seconda giornata di stop alle gare olimpiche, decisione certamente pertinente per mettere tutti i concorrenti nella ideale condizione di massima sicurezza. E la FISA ha preso la decisione migliore, nell’oggi, ma viene da chiedersi se non ci poteva essere un approfondimento maggiore al momento della scelta del sito olimpico remiero. O forse anche a Rio al momento di decidere l’assegnazione olimpica è accaduto quanto 64 anni fa si verificò in termini abbastanza similari alle Olimpiadi del 1952 a Helsinki. Allora certamente non sussistevano gli strumenti economici per concretizzare al meglio l’organizzazione, ma a Rio tra l’altro è stato sviluppato anche un particolare impianto per la canoa slalom, mentre la localizzazione del canottaggio è stata realizzata sotto le fauci di Eolo, in riva al mare ed evidentemente senza prevedere il rischio pioggia.

In merito alla designazione dello specchio d’acqua di Meilhati, ad Helsinki, il presidente della FISA Gastone Mulleg al Congresso della FISA a fine marzo 1952, rispondendo alle molte domande sulla qualità nautica del tracciato di gara (collocato in uno spazio semiaperto sul mare), dichiarava: “Lungi dall’essere perfetto, lo specchio d’acqua di Meilhati è il migliore che la città di Helsinki, organizzatrice dei Giochi, possa mettere a disposizione della F.I.S.A. Era impossibile ricusarlo, a meno di rinunciare alla partecipazione ai Giochi. Decisione questa di una gravità eccezionale, essendo il canottaggio uno sport olimpico fin dalle origini. La F.I.S.A ha ottenuto dal C.I.O la facoltà assoluta di spostare la data delle regate per tutta la durata dei Giochi, nel caso in cui lo specchio d’acqua fosse troppo irregolare, nonostante le precauzioni previste per porvi rimedio”.

Non conosciamo le condizioni poste o imposte per la partecipazione remiera a Rio, certo rileviamo l’elasticità messa in atto per l’effettuazione nella maniera più opportuna delle gare. E speriamo che il giorno delle finali non piova, come invece avvenne a Helsinki (“Le 23 juillet, sous una pluie intermittente et par un vent contre, cinq bateaux par catégorie prennent part aux finales”, così racconta Jean-Louis Meuret in “Le Livre du Centenaire de la FISA”).

Quello che colpisce marginalmente, dalle immagini ricevute, è l’assenza di copertura delle tribunette operative (video e pc protetti con teli impermeabili) ed atleti al parco barche in mezzo all’acqua. Un ricordo assai gradevole delle regate sul Rotsee a Lucerna, è la tribuna principale per il pubblico con ampio spazio per il settore stampa, al coperto, che di anno in anno viene montata (e poi smontata) essendo in area naturale protetta. E quantomeno per una parte degli addetti ai lavori (giornalisti, ed eventuali altre persone) perché a Rio non è stata realizzata una tribuna coperta provvisoria? Da lontane documentazioni sulla realizzazione dell’Idroscalo di Milano, un tempo elemento centrale del canottaggio italiano e generalmente a rischio vento praticamente nullo, si rileva che alle viste degli “europei 1938” venne realizzata una adeguata tribuna per pubblico, autorità e giornalisti. Ed anzi per i giornalisti nei più recenti eventi furono migliorate le condizioni, in piena protezione operativa-ambientale.

Ferruccio Calegari

 

 

2 pensieri riguardo “Perplessità organizzativa”

  1. Caro Marco, l’argomento da te sollevato e così ben descritto da Calegari è il filo che unisce tutti i discorsi di noi canottieri italiani in questi giorni. Provo anche io a fare qualche considerazione.
    L’ Olimpiade è un evento quadriennale che si disputa nei più svariati e lontani posti al mondo. Va da sè che “TUTTI” gli sport all’aperto abbisognano di siti agonistici adeguati. Questo però non è sempre possibile; vuoi per motivi economici, logistici, atmosferici e a volte anche politici. Rio de Janeiro ha questo campo di gara e ce lo dobbiamo tenere così com’è. Potevano essercene altri? Può darsi ma magari erano nel pieno della foresta amazzonica o a mille-duemila km di distanza da Rio. Il fatto che ci sia pioggia e vento ‘credo’ sia abbastanza normale in quanto, ricordiamocelo, là non è estate come da noi e quindi un minimo di brutto tempo è possibile. Nella storia remiera abbiamo visto a volte strutture incredibili, fantastiche, progettate e costruite in virtù del solo evento olimpico. A volte ancora invece abbiamo visto campi ventosi e critici come questo di Rio; bisogna fare di necessità virtù.
    Se sei un campione lo sei sempre, in qualsiasi condizione.
    Il due senza maschile neozelandese non mi pare sia arrivato ultimo nella sua batteria nonostante il ‘maremoto’ durante la gara.
    Aggiungo anche che questi problemi nascono, forse, anche dall’uso eccessivo del remorgometro in allenamento. Diceva bene il DT La Mura quando consigliava di uscire in barca anche con onde e vento piuttosto che preferire il ‘comodo’ remoergometro in palestra.
    Tornando a Rio mi chiedo inoltre: ma nessuno aveva già visionato il campo? Nessuno si aspettava le onde? mah!

  2. Ah, dimenticavo: le tribune di Lucerna sono migliori di quelle di Rio perchè Lucerna… è Lucerna :). Si sa benissimo che alle Olimpiadi “tutto può accadere” proprio perchè spesso gli sport all’aperto patiscono per prime queste pecche organizzative.

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