
Mike Spracklen, guida tecnica dell’otto canadese verso l’oro ai Giochi Olimpici di Barcellona 1992 e di Pechino 2008, è seduto nella sua stanza d’albergo in Portogallo quando riceve la telefonata del giornalista Doug Harrison. E’ amareggiato dalle notizie sul doping di stato della Russia e, sino all’esito della conference-call del CIO, molto pessimista sulle possibilità di vedere la sua Ammiraglia, quinta al Mondiale di Aiguebelette davanti all’Italia, a Rio de Janeiro. Il CIO, infatti, sembra più propenso ad affrontare singolarmente i casi di doping piuttosto che escludere l’intera nazionale dagli imminenti Giochi Olimpici.
Dieci test negli ultimi 6 mesi per la squadra russa di Canottaggio, con la macchia della positività alla trimetazidina del 36enne Sergei Fedorovtsev, oro ad Atene 2004 nel 4 di coppia. “Sergei è un ragazzo meraviglioso – spiega Spracklen – Ma appartiene alla vecchia scuola, quella in cui doping era la norma, ed è possibile che egli sia stato indotto in errore”.
Spracklen, risolto il suo contratto di lavoro con il Canada dopo Londra 2012, opera per la Russia da poco più di tre anni. Sostiene di aver riferito, da subito, ai vogatori del progetto otto che “se avessero ricercato aiuto nelle sostanze dopanti non avrebbero né realmente vinto né raggiunto il loro obiettivo”. A favore di Spracklen, attraverso una e-mail a CBC Sport, interviene anche il canadese Adam Kreek, vogatore dell’otto campione olimpico 2008. “Spracklen è sempre stato un fermo e irremovibile sostenitore dello sport pulito. Dobbiamo proteggere i diritti degli atleti e mantenere la loro salute nella più alta considerazione”.
Spracklen, pronto a partecipare alla sua decima Olimpiade con l’otto della Russia vicecampione d’Europa a maggio, è chiarissimo. “Mi sentirei davvero male se i miei ragazzi venissero esclusi da Rio de Janeiro. Su quella barca, ci sono veri e propri atleti che non hanno violato alcuna regola né fatto ricorso a sostanze dopanti”.