La Germania strappa all’Italia lo scettro di migliore nazione europea giovanile. Quattro ori e due argenti azzurri nel 2015 a Racice, tre vittorie e tre bronzi domenica scorsa a Trakai. Nazionale, quella diretta da Antonio Colamonici e Claudio Romagnoli, presente in Lituania con una imbarcazione in più: dieci, rispetto alle 9 presentate in Repubblica Ceca, grazie anche alla volontà del DT di concedere una chance importante, sotto il profilo dell’esperienza, all’otto femminile.
Ben oltre le più rosee aspettative, come dice anche il caposettore Colamonici, il 4 senza (Flego, Londi, Balboni e Sandrelli), al fianco di un 4 con (Amalfitano, Di Colandrea, Cascone, Benetti, tim Tassia ) vincitore a mani basse della competizione. Se la Punta brilla, compreso anche il soddisfacente quarto posto della giovane Ammiraglia, la Coppia si difende con i denti in virtù dei bronzi del doppio (Panizza, Caldonazzo) e del 4 di coppia (Frigerio, Radice Karoschitz, Giarri, Gaione).
Più altalenante il rendimento complessivo del settore femminile: balza agli occhi la vittoria delle ragazze della Canottieri Lario, Di Fonzo e Rocek, nel 2 senza ed è anche sulla strada giusta il medagliato 4 di coppia (Monte, Pelacchi, Guerra, Bartalesi). Serve tempo per amalgamare l’otto, giunto al quinto posto come la singolista Schettino e il doppio Rossi-Montesano.
L’Europeo rappresenta comunque una tappa d’avvicinamento verso il Mondiale. I risultati, a sentire i caposettori (che, a differenza di quelli olimpici, parlano pubblicamente), sono in linea (o anche oltre, in campo maschile) con le loro aspettative.
Foto Maurizio Ustolin
Caro Marco,
per completare il tuo bell’articolo bisogna inserire qualche altro piccolo particolare:
1) La Germania lo scorso anno era presente solo con 1x, 2x e 2- mentre quest’anno ha portato tutte le specialità;
2) Il settore maschile ha portato 5 equipaggi ed li ha piazzati tutti in finale;
3) Su 5 in finale ha raggiunto il podio quattro volte e la quinta non vi è riuscito per poco più di un secondo;
4) Quasi il 50% della squadra era alla sua prima esperienza internazionale;
5) Gli equipaggi che ho messo in acqua erano costituiti da atleti che si sono distinti nelle prove altamente indicative! Non ho fatto alcun raduno preparatorio ma ho semplicemente onorato il campo di gara che, ai due meeting, mi ha consegnato il valore e la tenacia di questi giovani atleti;
Mi sorprende che a te siano sfuggite queste cose e soprattutto che, una penna attenta ed abile come la tua abbia avuto bisogno di tre giorni per scrivere questo articolo.
Non so come andranno i prossimi mondiali, troppe le variabili che possono condizionare una singola gara, ma di una cosa ne ho assoluta certezza, dal mio lavoro di quest’anno usciranno fuori altri Gentili, Fiume, Cattaneo, Capuano, Di Seyssel, Abagnale….. perchè il mio fine non è raccogliere medaglie ma contribuire alla crescita dei nostri futuri campioni.
Comunque ti ringrazio per il tuo continuo contributo, ai ragazzi fa sempre piacere leggere articoli sulle loro gare ed i tuoi li leggono sempre con molto interesse.
Ti saluto, con immutata stima ed amicizia e per qualunque futuro chiarimento non esitare a chiamarmi.
Ciao
Antonio Colamonici
Ciao Antonio
Approfitto del tuo intervento per chiederti un parere. L’ottimo lavoro che state facendo con gli junior in questi anni ha permesso di vedere molti di loro protagonisti tra i senior.
Ma vorrei capire e penso sia tu una delle persone più adatte a rispondere, come le altre nazioni affrontino la crescita dei loro ragazzi.
Per es. Noi e la Germania siamo sempre presenti a tutti gli eventi internazionali facendo incetta di medaglie. La Gran Bretagna invece snobba le gare giovanili internazionali. Tra i senior poi però le parti si invertono.
Perchè? Perchè le parti si invertono? E quando i giovani britannici vengono fuori?
È solo una diversa mentalità, o gli inglesi hanno più fame non avendo vinto nulla prima di diventare senior?
La fame può essere determinante?
Ciao Edoardo, scusa se mi intrometto ma vorrei approfittare del tuo intervento per esprimere il mio pensiero in merito alla domanda da te posta, in modo da poter instaurare un dialogo costruttivo.
Più che una questione di fame o voglia di arrivare, io la metterei su un altro piano.
Penso che il confronto tra canottaggio italiano e canottaggio anglosassone sia quanto mai difficile perché gli inglesi ed i popoli anglosassoni in generale, hanno una concezione di sport e della pratica sportiva radicalmente diversa dalla nostra.
Mi sembra che gia più volte sia stato ripetuto che la maggioranza delle federazioni sportive di queste nazioni ciclicamente non stanziano alcun fondo per la partecipazione delle proprie squadre ad eventi internazionali quali europei e mondiali giovanili. Anzi, sono gli stessi ragazzi che in base ai risultati ottenuti durante le gare stagionali, possono scegliere, autofinanziandosi, se rappresentare la propria nazione a tali competizione. Tutto ciò è ad evidenza del fatto che lo sport e in questo caso il canottaggio, fino alla conclusione del periodo scolastico è considerato semplicemente un momento di aggregazione e di crescita personale che non deve prevaricare in alcuno modo sulla formazione scolastica.
E’ proprio grazie a questa concezione che che tutti i ragazzi, e tra loro i futuri atleti di livello , affrontano gli allenamenti nel periodo universitario o post scolastico in generale, periodo in cui hanno meno vincoli, con una preparazione atletica buona (non eccellente!!) e non avendo ancora sottoposto il proprio fisico ad sforzi estenuanti, riservandosi di conseguenza ampi margini di miglioramento
E’ vero anche che per loro fortuna possono contare sul fatto di essere fisicamente meglio strutturati rispetto a noi popoli latini, ma a mio parere il vero vantaggio su cui possono contare non è di tipo fisico ma piuttosto di tipo mentale.
Mi spiego meglio. Ritengo importantissimo sottolineare che il
Il canottaggio nei paesi anglosassoni rimane ancora oggi uno sport di tradizione, ed è considerato uno sport di gruppo (non per niente la vogata dominante è quella di punta), dove il gruppo ha sempre la priorità sul singolo atleta (seppur nettamente superiore per forza e tecnica rispetto agli altri) e ogni equipaggio viene assemblato al fine di formare la barca più veloce. Tale paradigma permette ad ogni atleta di potersi esprimere al meglio delle proprie possibilità e di avere una chance di salire sulla barca più forte, ad ogni livello. Nessun allenatore, che sia di club o di nazionale, si sognerebbe mai di formare un equipaggio attorno all’atleta più forte (o da lui considerato tale) perché ciò genererebbe sfiducia all’interno dello spogliatoio e innescherebbe meccanismi molto lontani dai concetti di rispetto, onestà, pari opportunità, ecc.
Ovviamente alla fine della fiera vengo selezionati atleti a discapito di altri, ma la volontà è sempre quella di selezionare (non scegliere) gli atleti che formano l’equipaggio più performante, mettendo da parte ogni altro interesse, di qualunque tipo esso sia.
A casa mia tutto ciò ha il nome di ETICA SPORTIVA, a noi questa sconosciuta in molte occasioni 😦
Da tale principio non si transige, ed è proprio questo principio che permette anche agli atleti più promettenti di agguantare il sogno olimpico, massimo raggiungimento sportivo, senza alcun intoppo lungo il proprio percorso, in progressiva e costante crescita psicofisica e morale.
Ecco, secondo me, qual’è il vero segreto che li porta a vincere e spesso a dominare nel nostro sport.
Mi auguro che il mio intervento non venga considerato un volere sentenziare a tutti i costi, anzi, auspico che altri pareri vengano espressi in merito.
Ciao Antonio,
mi sembra corretto dirti di aver ricevuto segnalazione da alcuni allenatori societari dello svolgimento di un raduno pre-Europeo a Piediluco e successiva rifinitura a Genova per alcuni dei tuoi equipaggi.
Un saluto
Marco
Ciao Antonio!
Sono io a ringraziarti per le precisazioni che ci permettono di avere una visione più ampia e articolata della situazione. Ci sentiamo presto e in bocca al lupo, a te e ai ragazzi, per il Mondiale che mi piacerebbe seguire con maggiore attenzione. Onestamente, lo dico a te ma anche a tutti i lettori di CanottaggioMania, faccio fatica a seguire la squadra Junior perché non sono più presente sui campi di regata e quest’anno credo di non conoscere nessuno o nessuna delle vogatrici. Un saluto, Marco
Hai fatto benissimo Gianluca!
Hai spiegato molto bene il mondo anglosassone che non conoscevo così approfonditamente.
Sicuramente è una questione giustamente di mentalità ed aggiungo anche di risorse sia umane che economiche. E migliore organizzazione.
Però insisto: con fame intendo voglia di arrivare ( da senior ) rispetto alla fatica di essere arrivati ( da junior ).
Lo junior campione del mondo che già in Italia affronta programmi di allenamento rispetto ai colleghi inglesi piuttosto tosti, quando poi arriva a cimentarsi con un programma di allenamento senior non corre il rischio, sentendosi appagato, di rinunciare a continuare molto più facilmente rispetto al ragazzo inglese che non si è già spremuto sia fisicamente che mentalmente?
Ciao, una chiarificazione per quanto riguarda il canottaggio junior in inghiltyerra.
Mentre e’ corretto dire che non vi sono finanziamenti comparabili a quelli della FIC alla squadra Junior per quanto rigurda raduni o ritiri, e’ anche vero che i costi associati vengono presi a carico dalle scuole o societa’.
I ragazzi che vogliono essere consdiderati devono “iscriversi” alle selezioni, che vengono comunque effetuate da staff federale non associato a nessun club o scuola.
Gli obiettivi stagionali sono la Schools Head f the River, National School’s Regatta, e Henley Royal.
I mondiali sono visti relativamente in secondo piano dalle scuole, che sono comunque contente di suportare finanziamente i loro atleti.
Per quanto riguarda gli atleti stessi, c’e’ talmenta tanta differenza tra un ragazzo di 16, 18 o 20 anni che e’ quasi abissale.
In base alla mia esperienza, in UK l0 stesso vogatore in seguito a sviluppo fisico in 3-4 anni puo’ mettere su anche 15kg di muscoli e migliorare il suo tempo sui 2000 m sul regoergometro di 40′.
Personalmente credo che paragonare sistemi cosi’ diversi non e’ di nessuna rilevanza per il canottaggio Italiano.
Cordiali Saluti,
Angelo Savarino