
In principio fu il Ciclismo per poi passare, in coincidenza con la maggiore età, al Canottaggio. Tanta strada, non c’è dubbio. In bici e in barca, ai manubri e ai remi. Due sport, due lezioni di vita apprese alla perfezione. C’è tanto sacrificio e anche una buona di umiltà nell’affrontare le sfide che le si pongono sul cammino. Oggi, a 28 anni, Sara Bertolasi supera il Master in “Diritto e Management dello sport” trattando il tema “La responsabilità sociale dei grandi eventi sportivi. I Mondiali Under 23 2014 e la Coppa del Mondo 2016 di canottaggio a Varese”. Tutto questo, cinque anni e mezzo dopo aver aver conseguito la Laurea in Scienze della Comunicazione. 13 dicembre 2010: tesi su “La visibilità mediatica dell’atleta di successo“. Qualche minuto dopo, nella stessa aula, il fidanzato e futuro marito Luca Broggini discuterà “Canottaggio e tv: remare controcorrente in un mare di calcio”.
In mezzo a questi due gioielli accademici, due straordinari traguardi: le qualificazioni alle Olimpiadi conquistate a Bled nell’agosto 2011 e Lucerna nel maggio 2016. Londra già nel cassetto e una Rio tutta da scoprire la collocano nella storia del canottaggio femminile italiano: pochissime vogatrici, a dire il vero ne ricordo soltanto due, sono riuscite a vivere in ben due occasioni l’atmosfera e le emozioni a cinque cerchi. Esser stata poi a Pisa, nel novembre 2012, l’atleta più votata tra i candidati al Consiglio Federale, pur non avendo appoggiato (almeno apertamente) il Presidente vincitore, è altro segnale dell’apprezzamento che gode nel nostro ambiente per la sua capacità di ascoltare, riflettere e formulare proposte migliorative per il Canottaggio italiano e azzurro.
Riflessiva, si, perché tra Londra 2012 e Aiguebelette 2014 si prese un intero anno per soppesare pro e contro. Occorreva pensarci bene e decidere se valeva la pena insistere sul Canottaggio d’alto livello. C’erano i giusti stimoli, così come la voglia di tornare a volare. La ricompensa di due settimane fa, meritatamente ottenuta grazie all’ottimo affiatamento con Alessandra Patelli, ci rende felici e orgogliosi perché grazie al loro 2 senza l’Italia non sarà esclusa del tutto dalle specialità olimpiche femminili.
Bene, Sara, e come direbbe il tuo Cesare Cremonini, “ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi” pur tenendo, come sempre fai, la testa sulle spalle.
Un esempio per tutto il movimento remiero italiano, maschile e femminile.
Coraggiosa, determinata e intelligente, in una parola: Atleta.
signorsì Sara!