Ora Vincenzo bussa alle porte del TAR

canottaggiomania_abbagnale_abbagnaleUna sospensiva sulla terza mancata reperibilità, quella causata secondo la sua ricostruzione dall’incidente stradale sulla Pontina. Per ottenerla, Vincenzo Abbagnale uscirà dal perimetro della Giustizia Sportiva per rivolgersi a quella Ordinaria: il  TAR del Lazio. L’udienza al Tribunale Nazionale Anti-Doping del Coni è prevista per lunedì 20 giugno: è il giorno in cui ci sarà il pronunciamento sulla richiesta di squalifica di 16 mesi formulata dal Procuratore Tammaro Maiello. Ma tale udienza, in caso di accoglimento della richiesta da parte TAR il 14 o 20 giugno, sarebbe totalmente inutile. Si riaprirebbe per Vincenzo, anche se con poche speranze, la possibilità di rivedere Rio, probabilmente a bordo del 2 senza.  Lo scrive oggi la Gazzetta dello Sport mentre l’ANSA aggiunge che “ricorrendo alla giustizia ordinaria, Abbagnale rischia però di violare la clausola compromissoria (in realtà vincolo di giustizia n.d.r) che impone ai tesserati di risolvere le controversie all’interno della giustizia sportiva”. E quindi, aggiungiamo noi, di incappare in una squalifica ancor più lunga di quella richiesta dal Procuratore.

La difesa, il pool di avvocati coordinati da Enrico Lubrano, procede in tal senso perché  ritiene, “in base alla legge 280 del 2003, di aver estinto tutti i gradi sportivi e quindi di essere legittimato a poter ricorrere innanzi al Tar”.  La sospensiva, secondo Lubrano (intervistato dalla Gazzetta), viene richiesta “rivalendosi sul principio di parità delle parti sancito dall’art. 2 comma 2 del Codice di Giustizia sportiva e dall’art. 1 del codice del processo amministrativo (la verbalizzazione della terza mancata reperibilità è arrivata con un ritardo di 8 giorni n.d.r.)”.

CanottaggioMania auspica sempre la miglior risoluzione per il canottiere della Marina Militare e per un suo pronto ritorno in Nazionale. E’ inevitabile però che sorgano spontanee alcune domande. Perché Vincenzo Abbagnale ricorre al TAR prima ancora di conoscere la sentenza sportiva? Perché non limitarsi a dimostrare in quell’ambito, sportivo e non amministrativo, le proprie ragioni eventualmente appellandosi, in caso di verdetto negativo, ma rimanendo all’interno delle aule giudiziarie del Coni? Questa decisione appare in palese contrasto con la manifestazione di fiducia, sia di Vincenzo ma anche di suo padre Giuseppe, espressa in più occasioni nei confronti della giustizia sportiva. E come viene calcolato il rischio di una pena ancor più ampia per la violazione del vincolo di giustizia?

E poi come si porrà adesso Giuseppe Abbagnale, il padre e presidente federale, nei confronti del Comitato Olimpico Nazionale Italiano e del suo Presidente Giovanni Malagò, orgoglioso del funzionamento della giustizia sportiva dopo la recentissima riforma? Si crea davvero una situazione di elevato imbarazzo per il numero 1 della Federazione Italiana Canottaggio, nella sua veste di membro del Consiglio del Coni… Era proprio necessario, infine, affidare la difesa di Vincenzo a Enrico Lubrano, il cui studio svolge già incarico di consulenza legale alla Federazione Italiana Canottaggio?

2 pensieri riguardo “Ora Vincenzo bussa alle porte del TAR”

  1. Vincenzo è adulto ed è responsabile delle sue azioni, Giuseppe non può obbligare il figlio a fare scelte diverse e quindi non vedo perchè Giuseppe dovrebbe avere problemi da una scelta, che io peraltro reputo errata, del figlio Vincenzo.

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