Sport e Università. Un Molteni da… Romanzi!

cuspaviaLo ricordo ancora nell’agreste Hazewinkel lottare strenuamente, durante la sua prima Coupe de la Jeunesse, con l’olandese Conno Kuyt. Siamo nel 2010, anno della sua prima maglia azzurra. Argento e bronzo. Oggi lo rivedo alla cerimonia del 17° Premio Romanzi, l’ormai storico riconoscimento consegnato dal CUS Genova in memoria del Rettore dell’Università di Genova. Jean Smerghetto, Federico Ustolin, Francesco Cardaioli e, quest’anno, tocca a lui.

Oggi pomeriggio, nella genovese Villa Cambiaso (da dove lavoro circa un centinaio di metri  che comunque non mi hanno consentito di arrivare, strategicamente, con una buona mezz’ora di ritardo), l’incoronazione di Simone Molteni per meriti sportivi (la vittoria dell’Universiade coreana nel doppio PL con Matteo Mulas) e accademici perché, a 24 anni, è buon studente di Fisioterapia con già un buon numero di pazienti. Aggiungo, a buon rendere, anche l’ottimo eloquio nel discorso di ringraziamento subito dopo aver ricevuto il Premio Romanzi direttamente dalle mani della moglie del Rettore, la prof.ssa Anna Molina, e dal presidente del CUS Genova Mauro Nasciuti.

Simone, cresciuto nella Canottieri Menaggio prima e nel College Universitario federale poi, si forma in un ambiente d’eccellenza. Pavia, città di tradizione e innovazione che negli ultimi 36 anni ha permesso a molti canottieri (di tutta Italia) di diventare campioni e, parallelamente, professionisti nel mondo del lavoro .

Il premio a Molteni, assieme ai tanti riconoscimenti consegnati oggi ai canottieri liguri (“tanto Canottaggio e uno spicchio d’Atletica” la battutaccia rifilata da chi scrive a un paio di amici velocisti e saltatori), è l’ennesima dimostrazione del fatto che è possibile praticare Canottaggio ad alto livello e, nello stesso momento, concentrarsi sulla propria formazione personale. Mi fa infine piacere sottolineare che la presenza di tanti canottieri nella recente storia del Premio Romanzi è anche da ricondurre a chi, da 12 anni ormai, fa il mestiere del CT Universitario con risultati davvero di ottimo livello: Paolo Dinardo.

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4 pensieri riguardo “Sport e Università. Un Molteni da… Romanzi!”

  1. Ma..ma …è stupendo!! credo che oramai la realtà sportiva universitaria del canottaggio in Italia sia da equiparare sicuramente a quella dei più quotati campus americani.Complimenti e avanti tutta!

  2. Caro David,
    la realtà italiana è ben diversa dai quotati campus americani per tantissimi motivi che, per ragioni di tempo non ti elenco ma puoi comunque provare ad immaginare.
    In Italia è possibile praticare del canottaggio ad alto livello e concentrarsi sulla propria formazione personale, fino al momento in cui vieni chiamato a Piediluco e chi ha vissuto come me queste situazioni, sicuramente condivide.
    “torna pure a dare l’esame, se poi sale in barca un’altro e quel giorno la barca va meglio….” (ad esempio)
    Per il resto Paolo ha fatto risultati straordinari per non dire miracoli, rispetto alle risorse economiche scarse che ha avuto a disposizione e la considerazione generale verso il settore universitario.

  3. Verissimo, il nostro staff tecnico se hai da chiedere un permesso per dare un esame, ha sempre da dire qualcosa a tuo discapito, invece dovrebbe favorire lo studio affinché l’atleta si migliori culturamente, cosa che manca agli altri!!!!!

  4. Buongiorno David,
    purtroppo credo che la differenza sia ancora piuttosto abissale.
    Senza entrare nel merito delle questioni qui sollevate la differenza è principalmente culturale ed economica.
    Il college remiero di Pavia ha negli anni permesso a tanti campioni del canottaggio azzurro di poter coniugare studio e sport al più alto livello, ma solo a livello di logistica e strutture. Almeno quando l’ho frequentato io l’università non faceva la sua parte da un punto di vista di collaborazione con l’atleta. E più erano i giorni passati lontano da Pavia più se ne sentiva il bisogno.
    Mancava la sinergia tra le componenti.
    Carcano, Zileri, le sorelle Wurzel per citarne alcuni ci hanno ultimamente aperto gli occhi sulle università americane. Che altro dire?
    Bravo a Molteni e gli altri prima di lui, ma non è un premio che colma l’enorme gap.

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