Dopo Lucerna la faccia ce la mette solo lui, il coordinatore Franco Cattaneo, mentre la dirigenza, eccezion fatta per il breve commento rilasciato dal, per il momento, vicepresidente Tizzano alla Gazzetta dello Sport, non ritiene di dover dare alcun tipo di spiegazione al Canottaggio italiano in merito fallimento di uno degli obiettivi primari del Progetto Azzurro. La qualificazione del maggior numero di barche per Rio de Janeiro. Dovevano essere tra 7 (obiettivo minimo, si, ma del Mondiale di Aiguebelette e non di ieri…) e 9, secondo il Presidente Abbagnale nove mesi fa. Oggi ne contiamo appena 6. Mai così poche da Barcellona 1992 (5), mai così pochi canottieri azzurri alle Olimpiadi invece da quando esiste la qualificazione olimpica. Ventiquattro anni fa, infatti, la promozione dell’otto maschile consentì di schierare 21 atleti, 5 in più di quelli che saliranno sull’aereo per il Brasile.
Appellarsi, anche senza ritenerle scusanti, ai criteri restrittivi adottati a livello internazionale per il 4 di coppia e l’otto maschile la ritengo una cosa irriguardosa nei confronti delle nostre Donne perché FISA e CIO, alla ricerca della parità dei sessi verso Tokyo 2020, avevano aperto un’autostrada allo sviluppo del settore femminile azzurro. Se non solo non l’abbiamo imboccata ma anzi non l’abbiamo proprio vista, la colpa non è né di Rogge né di Rolland. Inoltre va precisato che non è vero che avremmo, come dice Davide alla Rosea, qualificato il doppio leggero femminile e che avremmo, come afferma invece Franco a Canottaggio.org, portato 8 barche in Brasile. Milani e Sancassani, infatti, non hanno, per problemi fisici, neppur terminato il Mondiale francese ed il terzo posto, chiedetelo a Laura che lo stesso risultato lo ha raggiunto pure a Lucerna 2012, non sarebbe comunque bastato.
Quel che è pacifico è che, stante il regolamento londinese, non avremmo qualificato neppure un equipaggio femminile. Il 2 senza, con il terzo posto, sarebbe rimasto a casa. E, per chiuder la questione delle modalità qualificanti, magari per il doppio leggero femminile a Bled 2011 ci fossero stati i criteri di Aiguebelette 2015 perché il decimo posto di Milani e Marasca sarebbe stato sufficiente per andare a Londra 2012… Questo né Cattaneo, né Tizzano lo ammettono, quindi forse avrebbero potuto risparmiare e risparmiarci la considerazione sui tempi che furono. Strano modo, quindi, di considerare “imprescindibile” (Abbagnale dixit) il settore femminile…
Certamente il rammarico per l’otto, alla luce della gigantesca prestazione di Aiguebelette e dell’argento in Coppa del Mondo, è tanto. Quei ragazzi, per la quantità di lavoro affrontata, per la loro capacità di far fronte a incidenti di percorso (ad esempio la perdita del capovoga Vincenzo per i 3 controlli anti-doping saltati) e per il loro perfetto amalgama, meritavano di più e, con loro, anche tutti i tecnici che ci hanno lavorato attorno: il DT La Mura, Coppola, Altobelli… Ieri, però, qualcosa evidentemente non ha funzionato: ci sarebbe, quindi, da chiedersi, come mai la Polonia è riuscita, a danno nostro, a colmare l’evidente gap di Varese anziché richiamare l’embardèe preso negli ultimi 10 colpi quando, terzi, ancora dovevano conquistare una qualificazione, dalla quale eravamo rimasti fuori per l’intera gara.
La mia è una considerazione personale, assolutamente opinabile perché non sono un tecnico (è il mio scudo, lo so, ma concedetemelo…), ma penso che la debacle del 4 di coppia sia pure figlia dell’estrema attenzione all’Ammiraglia. Aiguebelette ci aveva detto di una punta Senior, tutta in finale A, in grande spolvero e di una coppia Senior, tutta in finale B, da rianimare. Spezzo una lancia a favore di Franco e condivido le difficoltà, non recenti ma ormai risalenti a una decina d’anni fa, del ricambio nella vogata di coppia: le stagionali difficoltà a salire sul podio nel 4 di coppia al Mondiale Under 23 ne sono un esempio. Ma proprio per tal ragione, perché ad esempio abbiamo, invece, assistito all’emigrazione di due elementi di grande forza ed esperienza, Paonessa e Venier (bravo Coppola a farli suoi e a ben valorizzarli), verso la punta? Perché per comporre il miglior 4 di coppia, più volte alle prese con infortuni di vario tipo, c’erano quei pochi uomini e basta?
Detto poi che condivido l’analisi di Cattaneo sul doppio Schiavone-Colombo, certamente è difficile da cogliere la certezza assoluta sulla corretta selezione del doppio leggero Milani-Sancassani dopo Varese. Per quanto in crescita rispetto alla terribile stagione scorsa, come si poteva esser sicuri di aver sciolto il dubbio dopo un derby in finale B, arrivato meno di 24 ore dopo due semifinali di segno opposto, con Rodini-Pollini vicinissime centrare il bersaglio grosso (finale A), sfumato di soli 20 centesimi? Ma, per Lucerna, si cercava semplicemente la miglior coppia della rassegna varesina o la miglior combinazione tra queste quattro atlete?
Cotti ad Aiguebelette e mangiati a Lucerna: ecco il perché di un titolo forte, lo riconosco, ma certamente esplicativo della nostra situazione attuale al traguardo della corsa verso Rio. L’1 su 7 di ieri sembra la fotografia di un improvviso e impressionante schianto, d’accordo, ma, guardati anche i risultati delle altre nazioni (nessuna con più di 2 barche qualificate ieri), è esclusivamente figlio di Aiguebelette dove contava, più di ogni altra cosa, qualificare le barche per le Olimpiadi. Resta quindi un mistero, trovandoci a fare i conti con il più sterile bilancio degli ultimi 24 anni, come Giuseppe Abbagnale, a frittata (Coppia Senior e Donne) ormai fatta, abbia potuto definirlo nel complesso “un buon Mondiale di squadra”.
Riniziamo dai piccoli. Dal movimento dei giovani. Dal portare ad esempio l’otto rosa vice campione del mondo agli europei jumior. Qualcuno ha detto che non ci sono le forze……vero…. ma nelle nostre società, se non ci sono le forze, quante volte é capitato di fare barche lunghe o di portare comunque atleti alle gare non fortissimi ? Questo, nelle società, si fa per portare avanti il gruppo. Da quel gruppo poi possono o non possono uscire un domani bravi atleti . Ma di sicuro se continuiamo con sempre meno atleti poi ti troverai solo. Tu allenatore e zero atleti . É faticoso portare avanti un gruppo numeroso ma alla lunga paga . Ma vedrete che nel breve nessun 8 rosa sarà agli europei junior. Riniziamo da qui.
Hai ragione! Bisogna creare una cultura della barca lunga, del gruppo, anche se nel breve e’ difficile, ma lo si fa con i giovani, su cui vale la pena investire. E poi, pensiamo anche alle formazioni U23, perche’ chi e’ U23 deve lottare per le medaglie di categoria, ancor prima che per la categoria assoluta. Creiamo anche la cultura del lavoro passo-passo… So che a livello di dirigenti federali non si ha tempo, che i risultati “servono” a breve, ma si dovrebbero provare… sul 4X ci sono dei giovanissimi; facciamoli lavorare con serenita’.
Se poi vogliamo andare ai tempi che furono, prima che la FISA “inventasse” le qualificazioni ai Mondiali, il CONI, d’intesa con la FIC, accettava di mandare alle Olimpiadi solo equipaggi che avevano le teoriche possibilità di entrare in finale.
Quindi andava alle Olimpiadi solo chi andava in finale alla gara di Lucerna.
Egregio Francesco mi sembra che come minimo lei mischia e confonde il lavoro e gli obbiettivi di una società sportiva (educativi prima e agonistici poi) con quelli di una nazionale che va a Rio (agonistici davanti ed educativi dietro ). Stesso discorso con “Riniziamo dai piccoli” e “riniziamo da qui”.
E si può verificare con un semplice conteggio matematico.
Cos’è un giovane? Uno che è una categoria ragazzi o cadetti cioè massimo 15/16 anni? Esatto, e se si dice che “riniziamo” lo si fa dal 2017 in poi con la gestione politico/tecnica che vuole Lei (ci mancerebbe io non sono schizzinoso….) e gli atri “a casa” !
16+4= 20. Cioè lei in 4 anni deve tirare su un atleta con i brufoli e gli deve far vincere la medaglia d’oro alle olimpiadi (ma va bene anche un metallo meno pregiato). Volendo, per onestà intellettuale, si possono aggiungere gli Junior ma è questione di qualche brufolo in meno.
Ecco appunto. Io avrei detto al limite non “riniziamo” ma “continuiamo e miglioriamo quello che c’è” (così qualche atleta consumato gestione Rio2016 avrebbe volentieri aiutato i brufolosi 2017 per il 2020), ma tant’è che va di moda la rottamazione e quindi posso capire……….
Vogliamo invece dire che l’otto italiano è riuscito a buttare nel cesso la qualificazione olimpica perchè il potente capovoga ha saltato tre controlli antidoping in maniera tragicomica (e rimosso automaticamente dall’imbarcazione) e poi ha tirato lo sciaquone nel rotsee quando si sono inventati (intendo gli altri 7 più la riserva, che essendo tale, è fisiologicamante ritenuta meno potente del “saltatore di visite”) l’idea stupenda di “piantare un’ancora” sul rotsee (a meno di 100 metri dall’arrivo e 3 decimi dalla qualificazione olimpica) ?
Vogliamo dire che senza quelle due fesserie macroscopiche dell’otto federale (perchè è roba piccola solo per qualche cieco del remo visto che certe cose, in particolare la seconda, succedono generalmente agli “allievi B” alla regata promozionale…..) oggi staremmo parlando di 7 barche qualificate, quindi di più “progetti in linea con quanto dichiarato” e di molti meno “riniziamo con i giovani/da qui” ?
Vogliamo prendere contatto con la realtà del danno clamoroso inflitto all’italremo guardando un po di dati incrociati e comprendendo quanto era forte quest’otto in condizione completa e di quanto lontano sarebbe potuto andare (l’ultima medaglia di un otto italiano è del 32 a Berlino…….. )?
NB
Poi le cose possono cambiare comunque dopo rio 2016 (soprattutto se dai sei equipaggi con scappa la medaglia che conta) e se riniziera un ciclo più virtuoso non me ne dispiacerà affatto, ma prima finiamo di capire bene questo…….
In realtà l’ultima medaglia di un 8+ italiano è stata alle Olimpiadi di Berlino del ’36 😉
Si rilassi e mi dica sig. Pittino:
“Ho sognato,
che un Direttore Tecnico non sia adottato a distanza;
che gli allenatori federali non siano, se possibile, contemporaneamente allenatori di Società;
che i criteri selettivi vengano discussi con il DT e poi votati dagli atleti stessi, con votazione segreta;
che gli atleti vengano informati adeguatamente sulle trappole del doping;
che le risorse di tutti vengano distribuite in modo opportuno a tutto il mondo remiero;
che non si pensi solo a questo quadriennio, ma anche al prossimo;
che gli adolescenti pensano a fare gli adolescenti e non allenarsi 2 volte al giorno, per poi lasciare questo mondo magnifico del Canottaggio all’età di 20 anni perché esausti, quando proprio bisognerebbe fare sul serio;
che per etica professionale gli allenatori societari non facciano allenare i minorenni più di 2 ore al giorno;
che i genitori non mandano i loro figli minorenni ad allenarsi più di 1 volta al giorno;
che entrare in un Gruppo Sportivo dello Stato non sia un traguardo ma un aiuto al fine di perseguire la loro fame di vittorie;
che un responsabile federale dica apertamente che non è il risultato che si aspettava 4 anni fa e che ne paga le conseguenze.”
Poi:
“Ho fatto anche un incubo,
martedì ho visto una decina di atleti professionisti della Finanza che quest’estate andranno al mare ma non nelle spiagge di Copacabana. Atleti che per 4 anni hanno mangiato pane e programma “La Mura” 365 giorni/anno, che già nel 2013 sono stati assenti dagli affetti famigliari almeno per 150 giorni e che per ironia della sorte saranno vicini a loro nel momento che non pensavano.
É grave Dottore?”
… solo per dire che se fossi il terapeuta di Pittino gli direi che è il resto del mondo che sta sognando dopo una lieve indigestione, … mentre lui è lucidamente sveglio 🙂
Paolo Pittino prossimo presidente!!!!!
Tra l’altro il risultato di queste gare, dovrebbe far almeno riflettere la nostra direzione tecnica e rivalutare i metodi selettivi usati fino ad ora ed il programma che vuole che la quantità superi la qualità.
Nel tutto ciò che trovo veramente SCANDALOSO è l’episodio, del “Dottor” La Mura, che criticato per la questione doping, si permette di alzarsi ed andarsene ed il presidente Abbagnale, che invece di cacciarlo lo insegue!!!!
Questo non esiste in nessun mondo lavorativo, un allenatore pagato da tutte le società tramite la federazione, che non solo non si assume mai le responsabilità, ma si permette di mancare di rispetto a tutti andando via????!!!!!
Bell’esempio sportivo,,,,di fronte alla prima difficoltà lui lascia e scappa via!
Così come a fine olimpiade…qualche anno fa, a fronte dei pessimi risultati, lui scaricò la colpa sugli atleti, che lavoravano poco e non sapevano interpretare il programma!
In un mondo civile, non ci sarebbe stata un’altra possibilità , un errore così grave, che ci ha rigettato nel passato, mentre tutte le altr nazioni si evolvono e investono sul futuro.
Siamo pieni di nuove figure, di giovani allenatori capaci ed invece investiamo su chi già a dato tutto a questo sport, senza poi essere neppure in grado di sanzionare i suoi comportamenti.
Mi rendo conto della facilità di criticare La Mura ma sembra proprio che abbia sempre più indosso l’abito del presuntuoso. E’ un vero peccato perchè a volte ci vuole così poco per creare consenso. Poteva farlo in molte occasioni ed essere più umile.
Mi ha fatto tristezza leggere la risposta qualche tempo fa su questo blog al campione e medico Aiese di La Mura il quale “cavillava” su certi prelievi dell’antidoping alla ricerca dell’ormone GH! A mio parere poteva fare migliore figura nel dichiarare “i miei atleti non si sono MAI dopati. Punto”!
In nazionale c’è un clima di ansia da regime totalitario, non c’è supporto, si chiede molto, moltissimo, e si elargisce poco. Chi entra in nazionale tranne rare eccezoni non torna a casa nè più motivato nè più felice ma ritorna più “arido”. Il contrario di uno sport come il nostro che dovrebbe almeno arricchire nell’animo!
Un’ultima cosa: GRANDE PAOLO PITTINO!
Ma allora, perdonatemi, che mi dite dei ragazzi dell’otto? Nei loro messaggi sui social, ho visto grande carica e ancora motivazioni importanti nonostante la cocente delusione per la mancata qualificazione.
Credo che a poco più di due mesi da Rio la priorità attuale sia quella di farci sentire vicini ai ragazzi che ci rappresenteranno alle Olimpiadi. Lasciamoli lavorare sereni, perché loro hanno sacrificato 4 anni della loro vita per questo appuntamento.
I conti facciamoli alla fine e i coltelli affiliamoli in silenzio ma senza mettere di mezzo gli atleti.