
Eccoci qui, l’attesa finisce. Tra esattamente 12 ore scatta la prima prova di Coppa del Mondo e noi ci occupiamo finalmente di ciò che più ci sta a cuore. L’Italia. Non siamo al meglio delle nostre forze. Scendiamo in acqua alla Schiranna con il termometro e la borsa del ghiaccio a portata di mano ma con piglio aggressivo, motivazione e voglia di compiere altri passi in avanti dopo un buon Memorial d’Aloja. Me lo ha spiegato anche ieri Franco Cattaneo, sempre attento anche ai dettagli tranne che alla barba, a dir la verità un po’ troppo incolta. Si poteva toccare il cielo con un dito, lassù al 39° piano del Pirellone di Milano, ma il nostro coordinatore tecnico manteneva i piedi saldamente ancorati a terra pur non rinnegando importanti ambizioni in merito alla qualità dei risultati.

Bene. Da domani ci presentiamo con 20 equipaggi. Mi spiace molto per Andrea Micheletti, che non potrà assieme al compagno Pietro Ruta provare a ripetere la grande finale del 2015 davanti alla sua gente. Niente doppio leggero per l’Italia causa influenza. Maggior interesse, in prospettiva di qualificazione, deriva dalle prove del 2 senza Bertolasi-Patelli, del doppio Schiavone-Colombo (in ripresa) dal 4 di coppia orfano di Rambaldi (al suo posto Fiume) e dall’otto, in gara direttamente in finale contro la Polonia di Beppe De Capua, oggi “beccato” dall’amico Claudio Cecchin a sorridente colloquio con Andrea Coppola. Subito derby, Pollini-Rodini contro Milani-Sancassani, nella prima batteria del doppio leggero. Più morbido l’approccio del doppio Fossi-Battisti, Croazia e Norvegia si scornano nell’altra gara, mentre il 4 senza incrocia subito gli insidiosi Stati Uniti. Avversari di medio livello per il 2 senza Mornati-Capelli. Due Italia insieme anche nel 4 senza Pesi Leggeri.