Andrea Censi invia una lettera aperta al presidente della Federazione Italiana Canottaggio per spiegare, a un anno di distanza, il perché della sua decisione di abbandonare l’attività di Giudice Arbitro, in contrasto con l’attuale Commissione Direttiva Arbitrale che, se lo riterrà opportuno, avrà naturalmente diritto di replica.
Trascorso circa un anno dalla comunicazione formale delle mie dimissioni da giudice arbitro e nell’imminenza della riunione tecnica – per il rispetto che ho per la Federazione, per lo Sport e per i miei Colleghi – mi sento in dovere di spiegare a Lei cosa mi ha spinto a questa sofferta ma obbligata decisione. Innanzitutto le faccio notare che nessuno della C.D.A. ha avuto la doverosa cortesia di chiedere perché io sia giunto a lasciare l’arbitraggio: conferma di quanto a seguire.
Dieci anni fa decisi di offrire il mio tempo libero al Canottaggio, da me sempre ritenuto uno sport pulito, uno sport da Signori, nel senso più alto ed apprezzabile del temine. Ben presto mi accorsi che, in un ristretto numero di persone di altissimo livello all’interno del Settore Arbitri, c’erano e ci sono delle distorsioni che nulla hanno a che vedere con lo spirito sportivo ma che paiono più che altro tipiche della politica, nel senso più basso del termine.
In questi anni mi è parso che i valori dello sport che animano noi sportivi e che dovrebbero essere alla base dell’attività arbitrale siano completamente e definitivamente scomparsi dalla C.D.A. Pertanto, avendo io svolto l’attività di giudice solo per passione, mi sono sentito offeso e umiliato da chi vive il canottaggio con valori meno profondi, e pertanto ho preferito lasciare: diversamente da altri, per me i valori sono importanti.
Il regime instauratosi nel Settore Arbitri, basato sull’autorità più che sull’autorevolezza, è riuscito a farmi perdere ogni gioia, ogni speranza, ogni desiderio di continuare a offrire il mio tempo e la mia fatica ai ragazzi che con passione e sacrificio si dedicano a questo bellissimo sport che una volta era uno sport da Signori.
Tante volte è stato detto e scritto Primus Inter Pares quando si parla di Giudici Arbitri, ma ho avuto modo di vedere che alcuni sono più Pares di altri.
Auguro ai validi colleghi di continuare a portare il loro stile e il loro spirito nel canottaggio e a Lei signor Presidente la forza di rinnovare profondamente il Settore Arbitri.
Cordialità.
Dott. Andrea Censi
Sono un arbitro e non capisco a cosa faccia riferimento Censi.
Se e’ vero che tutti possiamo dare tempo e passione al canottaggio, non e’ altrettanto vero che ognuno puo’ essere un ottimo arbitro o presidente o allenatore, per questo ci sono organi di controllo e coordinamento all’interno della nostra Federazione.
Trovo che puntare il dito senza un minimo di autocritica sia al contrario fin troppo facile.
Io non voglio entrare nella polemica ma il solo fatto che il nostro amico Norman, che dice di essere un arbitro, si firmi con uno pseudonimo, invece che col suo vero nome, dimostra che Censi qualche ragione ce l’ha. Elementare, Watson!
Non c’e’ polemica, apporto semplicemente un punto di vista diverso e non credo che la mia firma cambi in qualsiasi modo il contenuto.
Lei e’ troppo intelligente per non capire che nel nostro o in altri sport il ruolo dell’arbitro e’ gia’ sufficientemente delicato sui campi di gara senza aggiungere personalismi di varia natura 🙂
Un saluto
Norman non si firma per un motivo semplice semplice !!!
Se l’arbitro in tranquillità vuoi far, questa gestione non devi contraddir !!
Meditate gente, Meditate!!!
Giovanni Frattini .