Ci avviamo verso la chiusura della stagione. Non è il caso di parlare di letargo, però magari può essere l’occasione buona per guardarsi intorno. A Pechino, per esempio, vanno in scena i 16i Giochi Asiatici ed il successo dei padroni di casa è straordinariamente ampio nelle proporzioni. Già, perché si può tranquillamente parlare di dittatura, remiera ovviamente, del paese più popoloso del mondo.
La Cina vince ben 15 delle 16 regate in programma lasciando una briciola, il singolo Pesi leggeri, all’Iran, per merito di Aghel Habibia. Allora per capire se in Asia esiste qualcosa di diverso dalla bandiera rossa a 5 Stelle occorre guardare gli argenti. Cinque all’India, 4 al Kazakistan, poi il poco che rimane va a Thailandia, Giappone (che involuzione!), Uzbekistan e Taipei.
In 500, tra atleti, tecnici e officials (quelli in ogni parte del mondo in ogni evento sono sempre in buon numero nonostante la crisi), a Pechino per i Giochi Asiatici. Il presidente Wang Shi, imprenditore cinese, vorrebbe sviluppare altri 300 club in tutto il continente entro tre anni. Obiettivo molto ambizioso, ma basterà per elevare il livello generale e, quindi, far vincere un po’ meno la (sua) Cina?