Leonardo Calabrese: “Crescita personale e agonistica grazie al College”

canottaggiomania_Racice_Calabrese_LeonardoLasciare casa poco più che sedicenne, rincorrere un sogno e, piano piano, vederlo realizzarsi. Leonardo Calabrese, scuola Tevere Remo, oggi di anni ne ha 18. Li ha compiuti il 20 maggio, quattro giorni prima di laurearsi campione d’Europa nel 4 con. E’ oggi uno degli esempi del buon funzionamento, sotto il profilo agonistico, del College Remiero Giovanile. Paga, evidentemente, sacrificare sull’altare del duro allenamento questi anni di spensieratezza. Paga trasferirsi da Roma, abbandonando ozi e vizi, a Piediluco per concentrarsi sull’obiettivo di diventare atleta di livello della Nazionale. All’alloro continentale di Racice, abbina anche il bronzo iridato di Amburgo nell’otto. 

Leo, c’è una dedica speciale per questa tua prima vittoria internazionale?
“La vittoria la dedico alla mia ragazza che mi ha sempre sostenuto durante tutto l’anno nonostante viva a più di 400 chilometri da me”.

canottaggiomania_Racice_4con_JuniorFacci salire in barca, sul tuo 4 con, assieme a te…
“Volentieri. Il buon Riccardo Peretti, anche detto Pera, è stato il mio capovoga per la maggior parte delle gare che ho disputato  quest’anno. In gara è sempre molto aggressivo e determinato a raggiungere l’obbiettivo. Con Giovanni Balboni, anche detto Balbo, mi sono trovato molto bene. A centro-barca,anche se di un anno più piccolo rispetto a me e Peretti, riesce sempre a fare la differenza. Lapo Londi  è la nostra “punta di diamante”. Da dietro cerca sempre di tenerci compatti offrendoci sensazioni note sole a lui che sta a prua. Ultimo, ma non per importanza, Francesco Tassia anche detto tasso. Ci spinge sempre a dare il massimo facendoci rimanere lucidi e concentrati per ogni colpo sia in gara che in allenamento”.

E’ stato difficile lasciare casa per il College? Cosa hai imparato, sul fronte sportivo e anche personale, stando a Piediluco?
“Piediluco dista solo un’ora di macchina da Roma, quindi i primi tempi i miei genitori venivano a trovarmi spesso. Con il passare delle settimane, però, mi sono abituato e una volta preso il ritmo neanche mi sono accorto di essere già a giugno. Tutto questo il primo anno…”. 

E poi?
“La stagione 2014/2015 è letteralmente volata. Sapevo già cosa mi aspettava e sono riuscito, da subito, a partire con il piede giusto. Ci hanno spostato dal hotel Miralago all’Eco. Situazione completamente diversa. Non sembrava di essere in un albergo ma all’interno di una seconda famiglia. Tutti sono sempre stati gentili e disponibili con noi, aiutandoci e supportandoci ogni volta che potevano. Così vorrei ringraziare di cuore  Alberto, Cristian, Alessandra e la nostra grandissima cuoca Rosetta”.

Agostino Abbagnale e Giuseppe Polti: cosa mi dici dei tuoi allenatori?
“Tutto quello che ho imparato in questi anni lo devo ad Agostino e a Giuseppe, perché hanno sempre cercato di farmi capire quando dove e perché sbagliavo. Non solo dal punto di vista tecnico/sportivo ma anche da un punto di vista di crescita personale”. 

Roma e Piediluco: vuoi dirmi di non aver sentito il cambiamento?
“Sicuramente la più grande novità è stata quella di non avere più una vita al di fuori del canottaggio. Bene o male a casa avevo sempre possibilità di uscire con gli amici o con la famiglia dopo l’allenamento, qualcosa da fare c’era sempre. A Piediluco la routine è sempre la stessa: sveglia-allenamento-scuola-allenamento-letto. Non mi dispiace, anzi, ma nel periodo invernale, soprattutto, è abbastanza pesante”. 

canottaggiomania_Amburgo_8JuniorI più e i meno della tua storia remiera?
“Sembrerà strano ma per me la gara più bella è stata anche la più brutta. Quest’estate ad Amburgo ho partecipato al mio primo Mondiale Junior. Alle batterie non siamo riusciti ad esprimerci al meglio arrivando in finale con terzo tempo. Il giorno delle finale si è alzato un vento contro molto forte, non uguale per tutte le corsie. In finale, poi, ho disputato una delle gare più belle, perché stata la mia prima medaglia iridata,  ma allo stesso tempo la più brutta perché, in condizioni di corsie uguali per tutti, il risultato poteva corrispondere a molto di più di un bronzo”.

C’è un canottiere della Nazionale che stimi in maniera particolare e/o stai prendendo a esempio?
“Vivendo a Piediluco mi trovo spesso a passare del tempo con gli atleti della squadra olimpica. Quello che più stimo è Livio La Padula, un ragazzo molto determinato e simpatico con cui quest’anno mi sono trovato spesso a parlare per chiedere consigli e pareri, da lui offerti sempre con gentilezza e disponibilità”.

Se non fossi diventato un canottiere in quale altro sport avresti voluto far strada?
“Mi sarebbe piaciuto nuotare oppure giocare a  pallanuoto, comunque sia praticare sempre sport legati all’acqua, elemento che ben si lega alle mie caratteristiche e che a me piace molto”.

E Leonardo Calabrese, fuori dal Canottaggio, che tipo è?
“Mi piace molto andare in bici, al cinema, ascoltare musica di ogni genere e, quando ho tempo, anche giocare un po con  la Play . La scuola è un po’ il mio punto debole, infatti da quando mi trovo al College a piediluco ho deciso di passare alla privata, anche per avere un po’ di tempo in più da dedicare all’allenamento”.

Foto Ustolin e Perna

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