Se Antonio Cassano o Mario Balotelli le mandassero un mazzo di fiori probabilmente li accetterebbe per cortesia. Ma, chiusa la porta di casa, li cestinerebbe immediatamente. Ragazza seria, equilibrata, metodica. Laura Milani non è un’idealista ma una realista ricca di ideali. Del resto, la storia non si può scrivere diversamente se non attraverso le qualità sopra elencate oltre a una grande predisposizione all’impegno ed alla progettualità. Lei lo fa prima nel 2009, conquistando nel singolo Pesi Leggeri la prima medaglia d’argento, e poi nel 2013, nel doppio Pesi Leggeri con Elisabetta Sancassani, vincendo il primo titolo mondiale in una specialità olimpica. Chiacchieriamo molto volentieri vogatrice milanese delle Fiamme Gialle. Con Laura ripercorriamo l’altalenante stagione 2014 e diamo, naturalmente, un immediato sguardo al futuro.
Laura, quale è il più importante insegnamento che, a livello personale, trai dal 2014?
“E’ stato un anno difficile. Molte cose non sono andate per il verso giusto, ho avuto tanta sfortuna e momenti non belli in molti ambiti della mia vita. Per fortuna ho le “spalle grosse” e sono abituata a dover superare momenti duri, per cui l’insegnamento più grande di questo anno è quello di non mollare mai e guardare al futuro sempre con positività, ottimismo e il sorriso sulle labbra anche nei periodi dove tutto sembra andare per il verso sbagliato”.

Rivediamo la stagione come in un film. La vittoria agli Europei, la prima zampata delle due leonesse azzurre, che valore ha avuto?
“E’ stata molto importante, ci ha dato fiducia dopo un inverno difficile per vari infortuni sia miei che di Betta. E’ stata una gara dura, l’abbiamo vinta perché volevamo vincerla. Credo che il “fattore mentale” sia stato fondamentale”
In che percentuale, invece, il tuo infortunio ha influenzato la vostra partecipazione in Coppa del Mondo?
“Da quell’incidente è iniziato un altro periodo non troppo felice. Il dolore e i vari acciacchi derivati, in realtà, non sono ancora passati del tutto. Sto continuando infatti a fare terapie che finalmente stanno dando segno positivi di ripresa. Speriamo bene. Sicuramente a quella gara non siamo andate con uno spirito sereno, abbia fatto finta che andasse tutto bene quando in realtà l’incidente ci aveva innervosito parecchio. Abbiamo cercato di convincerci che fosse tutto a posto anche se non lo era. Il risultato finale (quarto posto n.d.r.) ci è servito a spronarci e a darci la carica per gli allenamenti del raduno pre-mondiale”.
Qual è, non più a caldo ma a distanza di quattro mesi, la tua valutazione della vostra prestazione ai Mondiali Assoluti?
“Io credo che, dopo un anno in salita e con diverse difficoltà sia nella preparazione che nelle condizioni fisiche, siamo arrivate al Mondiale ben preparate. Stavamo bene ed eravamo pronte. La fortuna non è stata dalla nostra parte neanche li. Siamo capitate in una semifinale molto dura e la conseguenza è stata l’acqua 6, rivelatasi sfavorita nel giorno della finale. C’era tanta, troppa differenza nelle corsie. Non è un Mondiale da valutare. Credo che in altre situazioni ci saremmo potute giocare sicuro qualche posizione in più, quello di Amsterdam non era il nostro valore”.
Per il 2015 la corsa si farà sulla Nuova Zelanda campione del mondo oppure possono ancora cambiare molte cose in questa specialità?
“Il doppio Pesi Leggeri femminile è una specialità molto difficile, una tra le più difficili che esistono. Il livello crescerà ancora e, avendo aggiunto dei posti per la qualifica, altre nazioni proveranno a rientrare tra le prime 11. La Nuova Zelanda è un buon equipaggio, ma come lei tante altre nazioni. Come ho detto prima, è stato un Mondiale un po’ particolare e niente è ancora deciso per il futuro. In due/tre secondi ci sono 6/8 barche…”.
Tu e Betta. Ti faccio la stessa domanda che feci a lei. in cosa siete simili ed in cosa totalmente diverse?
“Simili perché vogliamo le stesse cose, abbiamo la stessa determinazione e soprattutto in gara abbiamo un “feeling” e una marcia in più che ci unisce. Simili perché tutte e due abbiamo bisogno dei nostri spazi e dei nostri momenti per stare con noi stesse. Simili perché tutte e due purtroppo partiamo piano e simili perchè basta uno sguardo per capirci. Su tutto. Diverse perchè io a volte sono un po’ più attiva e quasi sempre in anticipo sugli orari, lei spesso è un po’ più tendente al ritardo”.
Nel canottaggio d’alto livello, quale è il prezioso contributo che può arrivare, per affrontare i tuoi numerosi impegni tra raduni e gare, da una laurea in Ingegneria Matematica?
“E’ stato un percorso che mi ha formato molto, al di la dei contenuti molto interessanti e che spesso rientrano proprio nella dinamica e del moto dell’imbarcazione (la sua tesi riguardava proprio la fluidodinamica di un singolo n.d.r.). Mi è servito anche nell’impostazione in merito a come affrontare, con serietà e metodo, quello che faccio quotidianamente. E’ una Laurea impegnativa, come lo è la strada per arrivare a fare risultati di vertice. Ti aiuta a non mollare anche quando gli esami (o in parallelo i risultati o allenamenti o test) sembrano difficili e impossibili”.
A più riprese, nei due quadrienni passati, hai sfiorato l’Olimpiade. Ora, dopo aver iniziato il quadriennio con due titoli europei, uno Mondiale e una finale, che sensazione fa esser non trovarsi più tra i cacciatori (chi insegue) ma tra le lepri (chi è inseguito) nell’anno delle qualificazioni olimpiche?
“Sono anni che sto inseguendo questo sogno, in realtà non vivo e non ho mai vissuto questo confronto come cacciatore/lepre. Il canottaggio è uno sport dove ognuno è nella sua corsia, non c’è contatto con gli avversari e se si deve fare un tempo, si fa. Non ci si inventa niente. Io cerco di fare il mio massimo sempre. Se siamo allenate, stiamo bene e la fortuna non ci si mette contro, lo si vedrà alla fine dei duemila metri”.
Rio de Janeiro. A livello assoluto, parlo di sport italiano in generale, secondo te porteranno a casa più medaglie le donne o gli uomini?
“Ovvio che sono di parte, credo e spero che siano le donne!”.
L’Ambrogino d’Oro, il Collare d’Oro, l’incontro con il Presidente della Repubblica. Fanno solo piacere oppure hanno segnato qualcosa, dentro di te, tutti questi riconoscimenti?
“Mi hanno fatto molto piacere, sono ricordi e riconoscimenti che porterò con me per sempre”
Roma 2024, l’Olimpiade italiana. In quale ruolo, se assegnata, ti piacerebbe viverla?
“Mancano ancora un bel po’ di anni. Chi può dirlo!”.
Foto Mimmo Perna ed Enrico Artegiani
cioè non ho capito tutte quelle che accetterebbero i fiori da un calciatore famose sono persone poco serie ed equilibrate????
ma va va…
e aggiungo anche che io ho accettato i fiori da un famoso campione di canottaggio ed era perchè lo amavo e lo amo pazzamente !!!!!!!!!!
Valentina… Non ho citato due calciatori a caso, ho citato due calciatori che per il loro comportamento si sono rivelate persone con pochi valori. Sono felice tu abbia trovato l’amore nel Canottaggio. Buon proseguimento!
Si è il mio amore ed è anche un gran .., ma i fiori me li sono tenuti lo stesso, perchè se uno si innamora davvero purtroppo lo sai che fine fanno i valori?
auguri anche a te