
Ebbene si, caro Romano Battisti, anche quest’anno, il 31 dicembre, potrai stappare la tua bottiglia senza rimpianti ma solo con la consapevolezza di aver portato a termine, con successo, la tua missione. Grazie alla tua “scuderia”, grazie al sostegno di Sara e Lavinia. Meriti sempre l’appellativo di “Top Player”, affibbiato a te ed all’Atleta dell’Anno Francesco Fossi. Due finanzieri costretti, ma piacevolmente costretti, a viver in simbiosi per le migliori fortune azzurre. Ecco, dunque, una chiacchierata sui temi più svariati. Chiariamo anche un episodio male interpretato, relativo agli ultimi Campionati Italiani, e voliamo addirittura sino al 2024. Stagione al bacio? Fino ad agosto, non proprio, perché, Sidney a parte, il doppio azzurro non ha praticamente mai finito una gara ma, cari lettori, personalmente non mi è mai capitato di andare a teatro e di andarmene alla fine del primo atto. E qui, quel che conta, è che dopo i Mondiali, alzato il sipario dopo la recita, per Romano (e Francesco) ci sono stati solo grandi, grandissimi applausi.
Romano, se 4 anni fa ti avessero predetto che tra il 2012 ed il 2014 avresti vinto un argento alle Olimpiadi e due medaglie ai Mondiali Assoluti come avresti reagito?
“Non avrei detto niente a nessuno e avrei, anzi, continuato a lavorare sodo”.
Oggi, a 28 anni, Romano Battisti può, a mio modestissimo avviso, definirsi grande canottiere. E’ solo l’oro che lo separa dal definirsi grande campione oppure manca ancora qualcosa?
“Sono circondato da pluricampioni olimpici, basti pensare a Presidente e Vicepresidente federali. Se penso, per esempio, alla loro carriera non mi sento piccolo ma piccolissimo”.

Dovessi fare un ringraziamento, ma uno solo, a chi e perché?
“A mia moglie Sara. E’ merito suo se riesco ad allenarmi sempre serenamente ed a portare a coronamento i miei obiettivi. Diciamo che quando vinco una gara mi sento come un pilota di Formula Uno. Metà del risultato è merito della scuderia, in questo caso di Sara e Lavinia”.
Cosa ricordi, in particolare, delle sensazioni provate in acqua durante la finale di Amsterdam?
“Avevamo un grande feeling con la barca e sentivo che riuscivamo a produrre una velocità molto alta. Con Francesco capovoga mi sentivo più sicuro e questo fattore mi ha permesso di dare in gara più del cento per cento”.
Quanto è stato determinante, in percentuale, l’inversione delle vostre posizioni in barca?
“Quasi il 20 per cento”

Francesco, molto più di un compagno di barca. Dopo due anni che vivete fianco a fianco, hai scoperto quali sono il suo pregio e difetto più grandi?
“Dopo due anni abbiamo capito che è bello stare in barca assieme, ma subito dopo dobbiamo separarci perché non possiamo diventare l’uno saturo dell’altro visto che praticamente viviamo in simbiosi. Il pregio? E’ un atleta molto generoso che ancora non ha scoperto il suo limite. Il difetto? Ogni volta che deve qualcosa prima borbotta e poi la fa”.
Come si fa a non smettere di credere a un obiettivo, nemmeno dopo esser diventati bersaglio della sfortuna tra Memorial d’Aloja, Europei e Lucerna?
“La nostra fortuna, se così possiamo chiamarla, è che noi ci siamo ammalati sempre durante la settimana delle gare, ma non durante i carichi di allenamento”.
Cosa mandi a dire ai fratelli Sinkovic in vista del prossimo anno?
“Ora che ci hanno tolto il record nel doppio, devono provarci nel quattro di coppia”.
Qualcuno ha criticato lo “stop ai bordi” in doppio dopo la finale dei Campionati Italiani. Lo hanno considerato un’irrisione degli avversari. Ce lo puoi spiegare?
“Non era affatto riferito ai nostri avversari. Ma una cosa tra me ed il mio allenatore, che nella settimana precedente alla gara mi diceva che secondo lui i problemi che avevo in barca per mantenere l’equilibrio erano dovuti a un mio difetto tecnico. Con il nuovo scafo, però, sono spariti. Ecco, al termine della gara mi sono fermato con lo stop ai bordi perché era l’unico momento in cui poteva vedermi”.
La piccola Lavinia ha ora 2 anni e mezzo. Si interroga, ogni tanto, sul fatto che papà è spesso fuori di casa?
“Lavinia, quando gli dico che vado ad allenarmi, é serena. Mi chiede sempre, prima di lasciarmi andare, se esco in barca con “DóDó”. Per lei è Francesco. Ad Amsterdam ha seguito tutte le gare e, dopo la presentazione di Marcello, ha imparato l’inno d’Italia e la maestra mi ha detto che non appena é tornata a scuola lo ha fatto cantare a tutti i suoi amichetti”.
Passi spesso al bar Centrale? Quale è il più bel complimento che ti hanno fatto quest’anno i tuoi concittadini?
“Sì, al bar Centrale passo spesso, non solo per salutare i miei genitori ma soprattutto per ringraziare i miei concittadini che durante ogni gara si piazzano ai tavoli a urlare davanti al televisore. Credo non ci sia davvero niente di più bello e quando ci penso mi emoziono”
Non voglio parlare delle prossime Olimpiadi ma guardare un po’ oltre… Se davvero Malagò e Renzi ci porteranno Roma 2024, te la sentiresti di garantirci uno sforzo finale per arrivare sino a esser protagonista anche là?
“Credo che per Roma 2024 l’Italia possa dire la sua. Sicuramente mi piacerebbe partecipare ma sono ancora indeciso se come atleta ó come ultimo tedoforo”.